SAN POLO: Eleonora racconta il suo Iraq
Da anni è impegnata in quella terra con una ong
Se mettiamo in sequenza quanto è successo nell’ultimo anno nel già ferito e sanguinante Iraq c’è di che rabbrividire: la reazione delle milizie iraniane contro gli occidentali a seguito dell’uccisione del generale Solimani (con il coinvolgimento anche di soldati italiani in un bombardamento ad Erbil); la repressione della protesta pacifica dei giovani nelle piazze della principali città contro la corruzione del sistema politico; la risurrezione dell’Isiss che ha compiuto, dall’inizio dell’anno, circa 200 attacchi; i bombardamenti turchi al nord del Paese per sradicare i curdi del Pkk; nella vicina Siria la guerriglia continua provocando nuovi esodi di profughi; e, ciliegina sulla torta, il Covid, con il suo tragico strascico di morte in uno Stato praticamente privo di sistema sanitario.
Nonostante questo rosario di tragedie, Eleonora Biasi, da tre anni a Erbil come responsabile della ong “Un ponte per”, non ha perso entusiasmo e speranza. Vivendo fianco a fianco agli iracheni, «gente dalla ricchezza umana impressionante», ne ha assorbito la risilienza, che è la capacità di assorbire gli urti senza rompersi, e la capacità di vedere la foresta che cresce piuttosto che l’albero che vien giù. Ampio servizio nell'Azione di domenica 20 settembre.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento