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Il coraggio di fare un passo “a lato”

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

Parole chiave: politica (15), chiesa (27), scelta (2)
Il coraggio di fare un passo “a lato”

“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Sono le parole con cui papa Benedetto XVI, il 10 febbraio 2013, dichiarava “di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro”. In quell’annuncio, che colse tutti di sorpresa, Benedetto XVI riconosceva di non essere più capace di amministrare bene il ministero affidatogli. Si trattò di una scelta difficile, che Benedetto disse di aver preso dopo aver esaminato la sua coscienza davanti a Dio. La sua scelta non fu accettata da molti che si ostinano ancora oggi ad interpretarla in chiave “complottistica”. Da altri, fu letta come una scelta molto umana e coraggiosa: che cosa c’è di più umano e coraggioso quanto riconoscere la realtà delle cose e trarre le necessarie conseguenze, anche quando si infrangono le aspettative altrui? Avevamo tutti sotto gli occhi la resistenza “a oltranza” di San Giovanni Paolo II e molti si aspettavano che Benedetto affrontasse gli ultimi anni del suo Pontificato (che sarebbero stati ben nove!) con quella stessa modalità. Benedetto, forse anche per aver visto da vicino la fase finale di Giovanni Paolo II, scelse una strada diversa. Fece un passo “a lato”. Per il bene della Chiesa, cedette il posto ad altri: a chi poteva, in quel momento, svolgere il ministero di Pietro con il vigore necessario.

Il gesto di Benedetto XVI appare quanto mai eloquente oggi. Pensiamo all’attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che non sembra avere più i requisiti necessari per ricoprire un ruolo così delicato e così importante, dal quale dipende il destino degli Usa (e non solo). Sembra che tutto il mondo se ne sia accorto, eccetto lui e il ristretto cerchio “magico” che lo supporta. Certo, in America la corsa alla Casa Bianca non è solo il frutto della scelta di singoli candidati, ma entrano in gioco anche altri fattori, legati agli schieramenti politici e, soprattutto, alle lobby che finanziano le rispettive campagne elettorali. Tuttavia, c’è da augurarsi che rimanga uno spazio di libertà (e di lucidità) per riconoscere la realtà delle cose e cercare il bene del Paese. Anche attraverso una scelta scomoda e rischiosa, come può essere quella di fare un passo “a lato” a pochi mesi dalle elezioni. Un discorso simile dovrebbe essere fatto anche per l’altro candidato, Donald Trump, scampato per un soffio alle pallottole di un cecchino poco più che ventenne. Tralasciando considerazioni di carattere morale e politico, un Paese come gli Stati Uniti non meriterebbe, per una posizione così strategica, energie ben più giovani?

La verità è che, quando si assume un ruolo magari di prestigio e di potere, si fa fatica a lasciare. Il potere non logora affatto chi lo detiene o, per lo meno, rischia di non accorgersene. Venendo a realtà più vicine a noi, ciò accade talvolta anche nel mondo del volontariato, delle associazioni, dell’amministrazione pubblica, delle comunità cristiane... A volte, chi assume dei ruoli di responsabilità fatica a compiere “un passo a lato” e tende a restare il più a lungo possibile. Anche se questo non è necessariamente il bene della comunità, perché, nel frattempo, ad altri non è data l’opportunità di crescere.

Il discorso si fa difficile e sento già le obiezioni: “Se non facciamo noi, non fa nessuno!”. Oppure: “Non è forse una virtù resistere in tempi di fluidità e di disimpegno come questi?”. È vero. Ogni tanto, però, una piccola verifica - in stile Benedetto XVI - forse ce la dovremmo fare un po’ tutti.

Alessio Magoga

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