LETTERA APERTA AD UN ASTENSIONISTA
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
Caro astensionista,
la cosa che ci ripetiamo ad ogni tornata elettorale, quasi pateticamente, è che ha vinto il partito del "non voto". Cioè il tuo. Alle ultime elezioni avete superato il 50% e siete la maggioranza assoluta. Per la mia formazione - gli anni trascorsi nello scoutismo e nell'Azione cattolica, le conoscenze della Dottrina sociale della Chiesa... -, sono portato a concepire la fede cristiana come impegno nella società civile, perché fede e storia non sono estranee l'una all'altra. Per questi motivi, mi risulta incomprensibile la tua scelta: dico "scelta" perché anche "non votare" di fatto lo è. Riesco, tuttavia, a cogliere alcune ragioni che possono scoraggiare l'andare a votare e che immagino tu ben conosca.
Voglio pensare che non siano solo la pigrizia e la superficialità a guidare la tua decisione, anche se nel tuo gruppo credo che qualcuno si fermi semplicemente a questo. Mi voglio tuttavia spingere oltre.
Potrebbe essere la sensazione che il proprio voto non cambi nulla. Un voto tra tanti, che differenza può fare? Certo, ma il non voto mi sembra produca ancora meno cambiamenti. Così si lascia semplicemente ad altri ogni decisione.
Potrebbe essere il senso di sfiducia nei confronti della politica. Magari sei rimasto deluso da qualche esperienza in passato, perché il partito che hai votato non ha poi mantenuto le sue promesse. Però, se ci pensi bene, magari erano promesse troppo grandi ed era facile immaginare che non si potessero realizzare. Si chiama populismo. E ci sei cascato.
Potrebbe essere - e lo si è ripetuto molto in questi giorni - che le istituzioni per cui si vota siano percepite "lontane", burocratizzate, fredde ed incomprensibili. Lo si è detto in modo particolare dell'Unione europea. Sarà. Tuttavia, il futuro che abbiamo davanti richiede uno sguardo ampio e una visione che abbracci la complessità. Dinanzi ad un mondo in cui le "regole del gioco" (politico, economico, militare...) vengono date dalle Superpotenze non possiamo più pensarci come singoli Stati. Avremmo, banalmente, un potere contrattuale molto inferiore. Quindi, ti piaccia o no, l'Europa - per quanto distante ti possa apparire - è una necessità sempre più urgente.
Veniamo a quelle che potrebbero essere le motivazioni più serie per non votare: la sfiducia nei politici e il non sentirsi rappresentati dagli attuali partiti. La sfiducia nei politici, mi spiace, ma sa molto di qualunquismo. Non è vero che sono tutti uguali. Anche se sappiamo perfettamente che non sono tutti dei santi, come testimoniano le notizia di cronaca, non è un buon motivo per generalizzare. Nel mondo della politica - dalle istituzioni europee, a quella italiane, sino all'impegno nel più piccolo comune - ci sono persone che agiscono per il bene della comunità. Ne ho le prove. Forse dovresti cercarle anche tu.
Resta il non sentirsi rappresentati da nessun partito. Questa, lo capisco, è una questione seria che va rilanciata alla politica. Ma va rilanciata anche a te, perché se non trovi alcun partito che ti rappresenti forse è il caso che ti metta al lavoro, per creare qualcosa di nuovo.
Non so se ti sono state utili queste mie considerazioni, che forse avrai trovato fin troppo ovvie. Prendile così, come uno spunto per riflettere da parte di chi considera il voto uno strumento, magari piccolo e umile ma comunque concreto ed efficace, per contribuire a creare una società ancora libera e democratica.
Alessio Magoga
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