Ritorno al cuore
La riflessione sul vangelo della domenica.
Domenica 12 febbraio - VI del tempo ordinario - anno A - seconda settimana del Salterio - colore liturgico verde Sir 15, 16-21; Sal 118; 1Cor 2, 6- 10; Mt 5, 17-37 Beato chi cammina nella legge del Signore
Il Vangelo non è un manuale di istruzioni, con tutte le regole già pronte per l’uso, già definite e da applicare. Ogni parola di Gesù converge verso un obiettivo: far emergere l’anima segreta, andare al cuore della norma. Cerco di leggere in profondità e vedo che Gesù porta a compimento la legge che Dio aveva dato nell’Antico Testamento lungo due linee: la linea del cuore e la linea della persona. - La linea del cuore. Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, cioè chiunque alimenta dentro di sé rabbie e rancori, è già in cuor suo un omicida. Gesù va alla sorgente, al laboratorio dove si forma ciò che poi uscirà all’esterno come parola e gesto: ritorna al tuo cuore e guariscilo, I poi potrai curare tutta la vita. Va alla radice che genera la morte o la vita: “Chi non ama suo fratello è omicida” (1Gv 3, 15). Chiediti piuttosto quanta vita è passata nei tuoi gesti, nelle tue parole, nelle tue scelte quotidiane. Quanto amore si è moltiplicato e condiviso fra le tue mani. Esistono molti modi di uccidere. Certe parole e certi silenzi sono più affilati della spada. Certe distanze sono più letali di una cannonata. Il disamore uccide. Non amare qualcuno è togliergli vita; non amare è per te un lento morire.
- La linea della persona. Se tu guardi una donna per desiderarla sei già adultero... Non dice: se tu, uomo, desideri una donna; se tu, donna, desideri un uomo. Non è il desiderio ad essere condannato, ma quel “per”, vale a dire quando tu ti adoperi con gesti e parole allo scopo di sedurre e possedere l’altro, quando trami per ridurlo a tuo oggetto, tu pecchi contro la grandezza e la bellezza di quella persona. È un peccato di adulterio nel senso originario del verbo adulterare: tu alteri, falsifichi, manipoli, immiserisci la persona. Le rubi il sogno di Dio, l’immagine di Dio. Perché riduci a corpo anonimo, lui o lei che invece sono abisso e cielo, profondità e vertigine. Lo scopo della legge morale non è altro che custodire, coltivare, far fiorire l’umanità dell’uomo. A questo fine Gesù propone un unico salto di qualità: il ritorno al cuore e alla persona. Allora il Vangelo è facile, umanissimo, felice, anche quando dice parole che danno le vertigini. Non aggiunge fatica, non cerca eroi, ma uomini e donne veri. Oggi la Parola di Dio ci provoca alla conversione del cuore, alla novità di Gesù. Non sentirti a posto perché non hai rubato. Chiediti piuttosto quanto hai saputo donare, come ti sei messo in gioco nelle relazioni, quanto amore hai investito negli incontri che la vita ti ha offerto. Chiediti che ne hai fatto dell’amore che è nelle fibre del tuo corpo: l’hai moltiplicato nel dono o l’hai ammuffito nel possesso? Non sentirti sollevato se non hai bestemmiato. Chiediti piuttosto quanto le tue parole sono state un inno di lode a Dio e al suo amore. Ci sono bestemmie mute, senza voce, cresciute nel rancore e alimentate da delusioni e frustrazioni verso un Dio che è solo la proiezione dei nostri desideri e bisogni. Il giovane Maestro di Nazareth ci invita anche oggi ad una vita nuova, guidata dal suo Spirito, sostenuta dalla Parola e saziata dal pane di vita. Solo dentro questa novità saremo davvero discepoli beati, salati, luminosi.
Don Piergiorgio Sanson
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento