Sguardo che colpisce
La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 14 ottobre - XXVIII del tempo ordinario - anno B - quarta settimana del Salterio - colore liturgico verde Sap 7, 7-11; Sal 89; Eb 4, 12- 13; Mc 10, 17-30 Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre
Quella Parola che è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, quella Parola di Dio, nel vangelo di questa domenica, ci fa sentire tutti sotto quello sguardo amorevole di Gesù verso il giovane ricco: “Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse…”. Ci sentiamo bene sotto questo sguardo di Dio che ci ama! Mi è simpatico questo giovane che si pone una domanda così impegnativa, che rivela una ricerca così seria, che formula una questione così essenziale: “Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Molte persone non si pongono più questa domanda. Molti uomini del nostro tempo sembrano essere tentati dall’ideale che Pinocchio confessa al Grillo parlante: “Correre Q dietro a farfalle, mangiare, bere, divertirsi, fare dalla sera al mattino la vita del vagabondo”. Mi rallegra invece questo giovane che in tutta sincerità può ammettere di aver seguito da sempre i comandamenti, di averli rispettati fin dalla giovinezza, di averli onorati in qualsiasi circostanza, anche quando risultava particolarmente difficile. Mi incuriosisce questo giovane, posto davanti allo sguardo d’amore di Gesù, chiamato a seguirlo, non prima però di liberarsi di tutte le sue ricchezze, di tutti i suoi beni. Deve essere chiara una cosa: mai Gesù condanna la ricchezza e i beni materiali per se stessi. Tra i suoi amici ci sono anche dei ricchi! Ciò che Gesù condanna è l’attaccamento al denaro e ai beni, il far dipendere da essi la propria vita e l’accumulare tesori solo per sé. L’ostacolo non è tanto la quantità delle ricchezze, ma uno stile di vita che va nella direzione del compiacersi dei propri beni, del sentirsi al sicuro in essi, nel sentirsi “qualcuno” solo o nella misura in cui si possiede “qualcosa”. Invece quello che propone Gesù è che tutto quello che abbiamo, tutto ciò che siamo, noi lo facciamo diventare strumento di comunione con i poveri. Più che la povertà, Gesù propone la condivisione. Quello che Gesù sogna non è tanto un uomo spoglio di tutto, quanto un uomo libero e pieno di relazioni umane. Seguire Cristo non è un discorso di sacrifici, ma di moltiplicazione di vita: è un lasciare tutto per avere tutto. Alla fine del vangelo di oggi mi delude, lo riconosco, questo giovane che se ne va via triste del suo portafoglio pieno e così attaccato ai suoi averi da non potersene liberare, neanche per raggiungere la vita eterna; così incatenato ai suoi averi da non poter compiere quel salto, quello slancio d’amore che avrebbe cambiato la sua esistenza. Mi delude questo giovane ricco, ma sono deluso anche da me stesso che non riesco a smuovermi dalle mie sicurezze. Sono io quel tale che il Signore guarda negli occhi con intensità di amore. Sono io, lo so, quel tale che il Signore chiama ad un distacco totale da me stesso. È una sfida! Ogni giorno il Signore ci viene incontro sulla strada per fissarci sugli occhi, per darci un’altra possibilità di rispondergli radicalmente ed entrare nella sua gioia. Il suo sguardo continuerà a seguirci, silenziosamente, con un rispetto infinito della nostra libertà, e non si darà pace finché noi non avremo trovato in Lui la nostra gioia. Don Piergiorgio Sanson
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