
“Quali sono le nostre pre-occupazioni relative all’ambiente?”. Con questa domanda mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, ha aperto il suo intervento al Palazzo Wedekind di Roma, in occasione della presentazione del progetto “Energie per la Casa Comune”. L’iniziativa, promossa da Enea in collaborazione con Renael e Cei, ha coinvolto 9 agenzie energetiche locali e 10 diocesi per favorire la transizione ecologica e la manutenzione del patrimonio immobiliare.
“Il fondamento del nostro rapporto con l’ambiente è la cura, che si esprime nel lavoro e nella custodia”, ha proseguito il presule, citando Papa Francesco sull’importanza di sviluppare uno sguardo contemplativo sulla bellezza del creato, che non è solo un semplice scenario, ma una Casa Comune da proteggere. “Non basta vivere, ma occorre cercare la felicità, che non può essere ridotta a un mero indicatore economico”, ha aggiunto mons. Baturi, sottolineando come l’ecologia integrale tenga insieme ambiente, energia, politica e lavoro: “Tutto è connesso, e per salvare il creato dobbiamo partire da noi stessi”.
“L’azione di cura, il lavoro, la pazienza e la custodia danno valore morale ed etico alle nostre azioni”, ha affermato ancora il segretario generale della Cei, evidenziando l’importanza di un impegno concreto: “Possiamo chiedere ai politici misure adeguate e investire in grandi conferenze, ma intanto dobbiamo fare la nostra parte, spegnere la luce, chiudere il rubinetto. Ogni piccolo gesto conta”. Infine, ha sottolineato il ruolo fondamentale del dialogo e della partecipazione collettiva: “Tutto questo può realizzarsi solo dentro un confronto tra tutti i soggetti. Serve l’amicizia sociale, come dice il Papa”, ha concluso mons. Baturi, ribadendo che solo attraverso la trasparenza e il coinvolgimento di tutti si può costruire una vera solidarietà.