Viene inaugurata domani, sabato 16 novembre alle 10 a Palazzo Todesco a Serravalle Montagne di luce, lo sfruttamento energetico dell’acqua tra Venezia e i Monti Pallidi 1889-1963, una mostra dedicata alla storia della produzione di energia idroelettrica nel sistema Piave-Cellina-Livenza dall’Unità d’Italia ad oggi: una storia complessa e con molti chiaroscuri, che accompagna l’inizio dello sviluppo industriale del Veneto e che viene puntualmente ricostruita nel quadro delle politiche nazionali e delle trasformazioni economiche, sociali e culturali del Paese.
La mostra si apre con un impressionante modello originale in scala 1:85 della diga del Vajont, realizzato da ISMES alla fine degli anni cinquanta come plastico progettuale. Accanto ad esso, nella medesima scala, un modello del campanile di San Marco di Venezia, realizzato dall’Università di Udine con lo scopo di far percepire immediatamente ai visitatori l’imponenza della diga. A completezza dei due plastici, un monitor con filmati originali sulle costruzioni delle dighe negli anni 50 – 70.
La mostra prosegue poi al piano superiore con 30 pannelli arricchiti da foto, mappe e grafici che raccontano, in un percorso che si snoda tra spazio e tempo, le tappe fondamentali della storia del sistema Piave-Cellina-Livenza.
La mostra si conclude con una riflessione sul futuro della montagna in un’epoca caratterizzata da una crescente scarsità di risorse idriche, in cui l’acqua è l’elemento intorno al quale si gioca la sopravvivenza dell’uomo e di molte specie animali e vegetali.
L’iniziativa – parte del programma di ricerca e divulgazione “Dolomiti, metamorfosi di un paesaggio”, gestito dalle Università degli Studi di Padova e di Udine, in collaborazione con il progetto “mu.ri museo diffuso regionale dell’ingegneria”, con il sostegno di CNA e di altri partner pubblici e privati – promuove la conoscenza del paesaggio dolomitico e delle sue trasformazioni nel tempo riscoprendo il valore delle infrastrutture quali testimonianze storiche del rapporto tra uomo e natura, capaci di raccontare i territori e le comunità che vi abitano e di costruire “ponti” tra passato e futuro.
In questo scenario si inseriscono le “metamorfosi” del paesaggio alpino e prealpino generate dalle opere dell’idroelettrico: cambiamenti radicali, che nel XX secolo mutano il volto di luoghi – in primis, laghi e corsi d’acqua – già modificati in passato per consentire il trasporto a valle dei materiali (in particolare del legno) e l’irrigazione dei terreni aridi sopra la linea delle risorgive. La montagna diventa sempre più una risorsa da sfruttare per garantire l’espansione produttiva di Venezia e di tutto il Nord Est, nel solco di una tradizione millenaria che in queste zone vede “terra” e “acqua” in perenne conflitto.
L’inedita esposizione sarà visitabile fino al 12 gennaio 2025 ad ingresso gratuito, tutti i sabati e le domeniche, orario 10.00 – 12.00 e 15.00 – 19.00. Durante le festività, sono previste delle aperture straordinarie nei giorni 26 dicembre, 1 gennaio e 6 gennaio.