Un tumore a ventiquattro anni è un intero mondo che crolla, la sfiducia prevale sulla speranza. Ma è vedendo che il futuro è una certezza negli occhi del tuo interlocutore che si trova la forza per proseguire. Così è accaduto a Giuseppe Cannavale, oggi 25 anni, di Vivaro (provincia di Pordenone). Un diploma di ragioniere all’Istituto Mattiussi di Pordenone, cui segue una breve esperienza lavorativa lasciata per proseguire ottenendo il diploma di tecnico superiore in Web Design all’Istituto tecnico superiore Alto Adriatico. A 24 anni, Giuseppe sostiene un colloquio in un’azienda di Brgunera, L&S Italia SpA, azienda molto nota per essere particolarmente attenta al tessuto sociale e a valorizzare i giovani. Giuseppe, pur non avendo le competenze idonee, convince il datore di lavoro per quella particolare luce negli occhi, nonostante la consapevolezza che sarebbe stato “acerbo” per quella posizione.
Giuseppe inizia l’apprendistato a giugno del 2023 tramite l’agenzia interinale Adecco, sembra quasi che la vita abbia trovato il suo filo verso una certa stabilità. Ma solo tre mesi più tardi (a settembre dello scorso anno) arrivano i primi sintomi, cui segue la diagnosi di Linfoma di Hodgkin secondo stadio, diagnosticato all’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone, poi progredito a quarto stadio a inizio del 2024. Giuseppe inizia le cure al Irccs Centro di riferimento oncologico di Aviano, le terapie sono aggressive. A giugno del 2024 sarebbero scaduti i 180 giorni di malattia con la copertura dell’Inps. L’azienda non ci pensa un attimo: non solo il posto di lavoro non è in discussione, ma la retribuzione nel periodo di assenza sarà totalmente a carico del datore di lavoro.
Mercoledì 27 novembre, con una prognosi di malattia in regressione, Giuseppe è rientrato a lavoro. “Non potevo non raccontare questa storia, che non è mia, è dell’azienda. Dovevo riportarla, perché in un mondo in cui si parla solo di negatività, di imprese che delocalizzano, di economia in crisi, di licenziamenti, io dovevo raccontare che non è tutto così. Era un messaggio che dovevo testimoniare, soprattutto ai giovani, come me”, ci dice Giuseppe, che abbiamo raggiunto telefonicamente sul suo luogo di lavoro. “Tornare mercoledì è stato un ritorno alla realtà, alla vita, il primo passo verso una normalità”, racconta il giovane che dopo sei cicli di chemioterapia (e tutti gli effetti collaterali che questa comporta) ricomincia a respirare. “Quando mi hanno chiamato a giugno, ero già pronto a chiedere l’invalidità, sarebbe già stato tanto se avessero conservato il mio posto di lavoro. Quello che mi hanno proposto era impensabile, è stata una scoperta bellissima che mi ha aiutato molto – prosegue –. Sono stato e sono tuttora costantemente affiancato, non sono mai stato lasciato in mezzo ai lupi”.
Il clamore mediatico che ha avuto la storia di Giuseppe Cannavale è stato totalizzante nelle ultime ore. “Quando è rientrato al lavoro ci ha avvisato che sarebbe uscito un articolo sulla stampa nazionale, ne siamo grati, ma noi come azienda siamo solo delle comparse nella sua storia – spiega Claudia Forcolin, HR di L&S Italia a nome anche dell’amministratore delegato Pietro Barteselli –. Ci siamo comportati in questo modo semplicemente perché corrispondeva all’etica del lavoro che ci guida.
Crediamo nelle potenzialità dei giovani e crediamo anche che le cose vadano fatte e non solo dette.
Se poniamo il nostro personale al centro dell’azienda, le persone sono al centro anche degli interessi aziendali. Il nostro comportamento è stata espressione dei nostri valori aziendali”.
Valentina Silvestrini Il Popolo di Pordenone