AMMINISTRAZIONE: poche le fusioni di Comuni
Il numero di municipi è sceso di sole 200 unità in vent’anni
Non siamo più il Paese degli 8.000 Comuni. Dal 2001 ad oggi, in Italia, il loro numero è sceso di 200 unità, portando il totale a 7.901. I Comuni con meno di 5.000 abitanti sono però ancora 5.529 (il 70% del totale), mentre 2.005 Municipi hanno addirittura meno di 1.000 abitanti (il 25%). I piccoli Comuni si trovano soprattutto nelle aree alpine (coprono vaste zone del Nord Ovest, di Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) ed appenniniche (in particolare tra Abruzzo e Molise), ma sono presenti anche nelle basse pianure del Nord e in molte aree di Basilicata, Calabria e Sardegna.
La diminuzione del numero dei Comuni è la conseguenza dei processi di fusione tra Municipi. Secondo i dati raccolti dalla Fondazione Think Tank Nord Est, nel nostro Paese si sono tenuti 268 referendum di fusione: poco più della metà sono stati approvati (54,5%), per un totale di 146 aggregazioni realizzate. Il numero maggiore di consultazioni riguarda la Lombardia con 61 ed una percentuale di successo del 54,1%; 48 i referendum tenutisi in Trentino Alto Adige, approvati nel 60,4% dei casi. In Toscana, Veneto ed Emilia Romagna (con rispettivamente 33, 31 e 27 consultazioni) la quota di successo è inferiore al 50%. Ottima invece la performance del Piemonte: 27 referendum con una percentuale di approvazione dell’85,2%.
Nel 2018 si è registrato il maggior numero di fusioni: sono state 30 le consultazioni approvate in quell’anno, contro le 27 del 2015 e le 26 del 2013. Indubbiamente, prima l’introduzione e poi il rafforzamento degli incentivi statali hanno stimolato i percorsi di fusione. Tuttavia, l’interesse per le aggregazioni si è affievolito negli ultimi anni: infatti ne sono state realizzate solo 5 dal 2019 in avanti.
Eppure, l’inverno demografico sta colpendo in misura maggiore proprio i piccoli Comuni, sempre più in difficoltà nel garantire i servizi ai cittadini: il calo della popolazione è destinato ad intensificarsi nei prossimi anni, mettendo quindi a rischio la sostenibilità di tutte le funzioni gestite a livello locale. In questa prospettiva, la fusione tra Comuni è uno strumento che permette di superare il sottodimensionamento degli enti locali, favorendo la nascita di realtà in grado di erogare servizi migliori, conseguendo al contempo maggiore efficienza amministrativa. Non solo: con gli incentivi concessi alle fusioni si possono realizzare investimenti e progetti per migliorare la qualità della vita e rendere queste aree più attrattive.
“La fusione è un’opportunità a disposizione soprattutto dei piccoli Comuni per ridefinire la propria identità in un ambito territoriale più ampio - sostiene Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est - all’interno del quale riuscire a rendere sostenibili i servizi alla popolazione e alle imprese. Con lo spopolamento si stanno svuotando soprattutto i piccoli Municipi, che possono però ridisegnare i propri confini decidendo di aggregarsi: il futuro delle comunità locali si costruisce in una logica di area vasta, anche accettando di rinunciare a parte della propria autonomia. La formazione di Comuni di maggiori dimensioni consente infatti di migliorare l’efficienza amministrativa - conclude Ferrarelli - liberando risorse per aumentare gli investimenti e realizzare progetti strategici a beneficio dei cittadini.”
(comunicato stampa)
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