Asia Bibi assolta. Paul Bhatti: “Speranza per il Pakistan e grande messaggio per il mondo”
Una buona notizia dal Pakistan.
“Grande speranza e soddisfazione” ma soprattutto “stima e ammirazione per il coraggio dei giudici” che hanno assolto Asia Bibi: a parlare è Paul Bhatti, medico e fratello di Shahbaz Bhatti, il ministro per le minoranze religiose ucciso nel 2011 in Pakistan a causa del suo impegno di denuncia delle ingiustizie provocate dalla legge antiblasfemia. Ora si attende la liberazione dal carcere di Multan e il trasferimento insieme alla famiglia in un luogo sicuro. E si fa più probabile la voce di una futura visita di Papa Francesco in Pakistan. Si parla di 400/500 persone in carcere a causa della legge sulla blasfemia, musulmani compresi
Dopo 3.430 giorni di carcere e una condanna alla pena di morte per blasfemia Asia Bibi, cristiana, madre di cinque figli, è stata assolta da tutte le accuse dalla Suprema Corte del Pakistan. Era stata condannata nel novembre 2010 a seguito dell’accusa mossa nei suoi confronti un anno prima da alcune braccianti musulmane del paesino di Ittanwali, nello stato interno del Punjab: non volevano bevesse l’acqua dallo stesso bicchiere perché, come cristiana, considerata “impura”. Ne nacque una lite che si trasformò in denuncia presso l’imam locale e poi l’inizio dell’incubo giudiziario. Pochi giorni dopo la condanna l’allora governatore dello Stato del Punjab Salmaan Taseer andò a trovarla in carcere suggerendole di chiedere la grazia al presidente del Pakistan e avviando una campagna per il suo rilascio. Taseer fu assassinato nel gennaio 2011 dalla sua guardia del corpo. Due mesi dopo fu la volta del ministro per le minoranze religiose Shahbaz Bhatti, all’epoca unico esponente cristiano del governo, in prima linea nella richiesta di liberazione di Asia Bibi e di abrogazione della legge antiblasfemia, reato che punisce chiunque offenda il Profeta Maometto. Attualmente nelle carceri pakistane sono detenute tra le 400 e le 500 persone, compresi molti musulmani o appartenenti ad altre minoranze religiose, accusate di aver infranto questa legge. Secondo l’avvocato di Asia Bibi il verdetto, emesso ad Islamabad alcune settimane fa ma reso noto solo oggi per motivi di sicurezza, deve essere ora consegnato all’Alta Corte di Lahore e poi alla prigione di Multan, dove è detenuta. “Grande speranza e soddisfazione” ma soprattutto “stima e ammirazione per il coraggio dei giudici” è espressa oggi al Sir da Paul Bhatti, medico e fratello di Shahbaz Bhatti. Dai suoi contatti pakistani risulta che Asia Bibi potrebbe essere liberata nelle prossime ore e trasferita insieme alla famiglie in un luogo sicuro all’estero. Ma in Pakistan sono già iniziate le proteste dei fondamentalisti, con scontri con la polizia e minacce di morte ai giudici.
Come ha appreso la notizia e cosa prova oggi?
«Ho avuto la notizia questa mattina dalle forze dell’ordine pakistane. Ero molto ottimista sulla sentenza, mi fidavo dei giudici e di tutto il percorso fatto finora. Il risultato ottenuto è per noi motivo di grande speranza e soddisfazione. Stimo e ammiro il coraggio dei giudici che saranno sicuramente minacciati e accusati. In Pakistan sono già iniziate manifestazioni che potrebbero creare grossi problemi ma io credo che riusciranno a tenerle sotto controllo. La decisione della Corte suprema che ha sostenuto la verità ci ha dato grande speranza che il Pakistan stia andando verso la strada giusta. Gli atti di violenza, discriminazione e terrorismo negli ultimi tempi sono in lieve calo. Il giudice che insieme agli altri ha preso la decisione ha emesso un verdetto di 57 pagine dichiarando che, come musulmano credente, ha sempre rispettato tutte le regole. Crede che la religione debba sostenere con amore le persone, non accusarle falsamente. Ha detto che ci sono tutte le prove che dimostrano l’innocenza di Asia Bibi.
Quando sarà liberata e dove sarà trasferita?
«Potrebbe essere liberata nelle prossime ore, ora bisogna vedere in che modalità, sicuramente portandola in un luogo sicuro. Qualcuno mi ha detto che la famiglia potrebbe essere già uscita dal Pakistan ma non sono sicuro. Ho detto alla nunziatura che siamo disponibili ad accogliere lei e la sua famiglia, in Canada, in Italia o Inghilterra ma non sono stato incaricato direttamente di seguirli perché ci hanno detto che si potrebbero creare grossi problemi, a causa del legame con mio fratello. Sembra siano più propensi ad andare in un Paese anglofono per far in modo che i bambini accedano più facilmente alle scuole. Se c’è bisogno di qualcosa sono a disposizione ma non sarà così facile spostarla. Ricordo quando riuscimmo a liberare anni fa una bambina disabile accusata di blasfemia. Fuori dalla prigione si erano immediatamente radunate 10.000 persone. All’epoca chiesi un elicottero, fu portata ad Islamabad e poi trasferita in casa mia e poi in un luogo sicuro con varie difficoltà, quindi in Canada, dove ora vive serenamente con la famiglia».
Si sa quale è stata la sua prima reazione appena saputo dell’assoluzione?
«Qualcuno mi ha riferito che avrebbe detto “Grazie Gesù” ma non essendo testimone in prima persona è difficile sapere se questa frase sia vera o no».
In queste ore le comunità cristiane pakistane sono preoccupate per eventuali ritorsioni?
«Sicuramente. Mia moglie è in Pakistan e questa mattina stava andando nel collegio universitario dove insegna: ha dovuto percorrere a piedi un tratto di strada perché c’erano già state delle violenze. Oltre ad Asia Bibi ci sono tante altre persone meno note in carcere a causa della legge sulla blasfemia…
Esatto, ci sono tanti sconosciuti che devono essere ricordati. Non ci sono stime chiare ma si parla di 400/ 500 persone in carcere a causa della legge sulla blasfemia, compresi i musulmani. Non è solo colpa della legge ma di una ideologia di morte che dovrebbe essere eliminata.
Ci sono scuole dove i bambini subiscono il lavaggio del cervello. Dobbiamo bloccare questi curriculum scolastici che instillano l’odio già nei bambini. Perché se cambiamo la legge e poi la società rimane tale e quale non si risolve il problema».
Al momento è difficile che la legge venga abrogata?
«In questo momento non credo che si toccherà subito la legge. Però la decisione di liberare Asia Bibi è un fatto importante, darà un grande messaggio al mondo. La settimana scorsa il parlamento canadese ha ricordato Asia Bibi dicendo che ora spetta al Pakistan dimostrare se vogliono stare con gli estremisti, se vogliono il terrorismo e uccidere una donna innocente. Probabilmente hanno influito su queste decisioni anche le pressioni internazionali ma ripeto, io ammiro il coraggio di questi giudici perché in passato tanti sono stati uccisi per decisioni simili».
L’abolizione della pena di morte in Pakistan sarebbe un passo praticabile?
«La pena di morte per blasfemia finora non è mai stata applicata e questo è positivo. Ma sì sarebbe auspicabile l’abolizione della pena di morte anche in Pakistan».
Dopo questa notizia l’ipotesi di una visita di Papa Francesco potrebbe essere più probabile?
«Ho parlato un mese fa con le forze dell’ordine pakistane in merito ad una possibile visita di Papa Francesco in Pakistan. Sarebbero molto contenti ma io dissi che il Pakistan deve dimostrare di voler sostenere la libertà e che un gesto importante sarebbe stato la liberazione di Asia Bibi. Incontrerò il Papa il 30 novembre, saremo ricevuti in udienza con il mio gruppo poi parleremo con il Segretario di Stato e vari cardinali. Gli rinnoverò la proposta di visitare il Pakistan, vediamo. Non vorrei si pensasse che sia stato il Papa a far liberare Asia Bibi. Ma la sua presenza potrebbe essere un messaggio molto bello ed importante per il Pakistan e per il mondo. Potrebbe contribuire a smorzare l’estremismo e l’odio. Un periodo buono potrebbe essere la primavera prossima ma bisognerà vedere se e come il governo si muoverà».
Il sacrificio di suo fratello Shaabaz non è stato vano?
«Purtroppo per lottare contro le ingiustizie a volte bisogna rischiare, avere coraggio e alzare la voce. Stare in silenzio vuol dire accettare le ingiustizie».
Patrizia Caiaffa
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