CHIESA: la testimonianza del vescovo di Pinerolo guarito dal coronavirus
"Mi sono reso conto che due cose contano. Due: la fiducia in Dio e le relazioni".
Proponiamo il messaggio del vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, che ha affrontato il coronavirus dal mese di marzo. Le condizioni critiche lo avevano costretto ad essere intubato e poi sottoposto ad una tracheotomia. Ora il tampone è negativo quindi può considerarsi guarito. La sua è stata un'esperienza è stata veramente dura.
"È stata un’esperienza davvero dura e ho camminato due o tre giorni con la morte, lucidamente con la morte. Però ne sono fuori e quindi sono grato, felice. Piano piano, con un po’ di riabilitazione, ritorno alla vita normale.
La cosa più bella che voglio dire è che ho sentito un’enorme vicinanza della gente, di tutta la mia diocesi e dei miei amici di Fossano. Anche quando non potevo vedere il cellulare l’ho sentita. Quando poi ho aperto il cellulare veramente sono rimasto commosso da quanta gente mi è stata vicino, mi ha ricordato e da quanta gente ha pregato per me. Tutti. Veramente questo mi ha commosso. Ed è una cosa bellissima che mi porterò in cuore.
In particolare mi ha commosso il fatto che anche la comunità valdese, la comunità ortodossa e la comunità musulmana hanno pregato per me: che bella esperienza di ecumenismo, di rapporto interreligioso. Davvero molto bella.
Quando si è di fronte alla morte mi sono reso conto di questo: sono stato due giorni, non so, due giorni e mezzo lucidamente con la certezza di poter morire e mi sono reso conto che due cose contano. Due: la fiducia in Dio e le relazioni.
La fiducia in Dio non mi ha abbandonato. Anzi, grazie a quella, sono stato sereno dal primo giorno fino ad oggi. E le relazioni, gli affetti. Tutto il resto crolla.
È curioso che quest’anno il tema della diocesi sia «le relazioni». Le ho davvero sperimentate. Le relazioni sono vitali, ti tengono su, ti fanno vivere. E io posso proprio dirlo: mi hanno fatto vivere. È grazie anche a tutte queste relazioni, questi affetti, alla preghiera di tanti che sono ancora vivo".
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