CNA Trasporti sceglie Alvise Dorigo
Bassa redditività, concorrenza sleale, ritardi nei pagamenti: tutti i mali del settore.
«Il vero problema? La mancanza di redditività che non ti permette di rinnovare l’azienda: il parco mezzi italiano è uno dei più vecchi d’Europa».
Alvise Dorigo, 55 anni, da 33 titolare della Autotrasporti Dorigo Alvise di Ponte della Priula, è stato nominato, al congresso del mestiere la scorsa settimana, portavoce di CNA Trasporti.
«Il settore dell’autotrasporto artigiano in Italia è stato strangolato e la situazione, oggi, è certamente peggiore di 5 anni fa - spiega Dorigo -. I costi di un’azienda italiana di autotrasporto sono in media più alti del 30 per cento rispetto ad una concorrente europea. Basti guardare il carburante. In Austria il gasolio è a 1,100 euro/litro, in Italia è a 1,400 euro/litro, mentre la quota di accise che ci ritorna non copre nemmeno la metà del divario di costo sostenuto. Senza parlare dei pedaggi autostradali che aumentano in modo irragionevole ogni anni senza alcun aggancio con il costo della vita».
I costi non sono il solo problema. Le ditte di autotrasporto subiscono la concorrenza, che considerano «sleale», da parte di autotrasportatori «stranieri» o di ditte italiane che hanno spostato la sede all’estero, per avere benefici fiscale e un abbattimento generale dei costi, ma lavorano in Italia. C’è poi il problema dei pagamenti che, nonostante la normativa imponga i 30 giorni, «arrivano anche a 120-150 giorni».
Insomma, una situazione tutt’altro che facile, che si inserisce in uno scenario che ha visto, negli ultimi anni, il settore della logistica evolversi in modo radicale, con la nascita di grandi poli che sfruttano, «a volte ai limiti della schiavitù», i cosiddetti “padroncini”. Una stretta sui prezzi che va a scapito della manutenzione dei mezzi e, di conseguenza, della sicurezza.
«Il nostro potere contrattuale è oggettivamente molto basso – commenta a questo proposito Dorigo -. E più si lavora separati, meno si fa associazione, e peggio andranno le cose. Non chiediamo tariffe obbligatorie ma che venga stabilito una tariffa minima sotto la quale non si possa andare».
Per il portavoce di CNA Trasporti, il governo italiano ha perso un’occasione importante per investire nel settore dell’autotrasporto.
«Sono stati previsti molti benefit per l’industria, ma nessuno per l’autotrasporto, che è stato, e rimane, un asset strategico per la crescita del Paese – conclude Dorigo -. Il governo, oltre a investire in “Industria 4.0”, doveva cogliere l’occasione anche per incentivare il ricambio dei mezzi delle ditte di autotrasporto con il passaggio, ad esempio, agli auto veicolari euro 6. L’attuale redditività delle nostre ditte non ci permette simili investimenti, serve per forza l’aiuto dello Stato».
La categoria è in fermento da mesi. Sabato 18 marzo, a Venezia, il Coordinamento unitario nazionale autotrasportatori, al quale aderisce anche CNA Trasporti assieme alle altre associazioni artigiane, ha portato tramite una chiatta un Tir nella piazza più famosa del mondo, piazza San Marco, per denunciare il malessere in cui versano i lavoratori del trasporto. Ora le sigle artigiane
«Sono passati oltre tre mesi dall’ultima volta in cui ci siamo rivolti al Ministro delle Infrastrutture e, per suo tramite al Governo, denunciando il malessere della categoria l’insoddisfazione per la mancanza di risposte su questioni decisive per la sopravvivenza del sistema delle imprese di autotrasporto nazionale e, con esse, di una fetta fondamentale dell’autonomia economica del Paese – dichiara Giuliano Chies, responsabile sindacale di CNA territoriale di Treviso –. E non è escluso che si arrivi a proclamare anche il fermo».
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