CONSUMATORI: etichette frutta e verdura, dal 1° gennaio 2025 nuove regole
I prodotti provenienti dall’Europa dovranno obbligatoriamente indicare l’origine della materia prima
I trevigiani sono attenti alla provenienza del cibo e l’Unione Europea con una nuova norma li aiuterà sebbene i cibi anonimi continuino ad essere troppi. Nella Marca si plaude alla notizia che arriva direttamente da Bruxelles: a decorrere dal 1 gennaio 2025, i prodotti provenienti dall’Europa dovranno obbligatoriamente indicare l’origine della materia prima. Tale norma di commercializzazione riguarda, per la precisione, frutta e verdura, specialmente il settore delle banane, uno degli ambiti che più necessitano trasparenza a livello comunitario. Inoltre, avranno l’obbligo di etichettatura di questo tipo anche la verdura in busta, le noci, le mandorle, le nocciole, i fichi secchi, i funghi non coltivati, lo zafferano e molti altri. L’Italia, rispetto alla media dei paesi europei, può dirsi già sulla strada giusta per quanto riguarda la trasparenza della filiera: “Ciò grazie soprattutto alle battaglie di Coldiretti che ha sempre creduto nella valorizzazione della filiera in cui gli agricoltori hanno un ruolo importante visto che sono loro i produttori del cibo che arriva ai consumatori” sostiene Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso che sottolinea la soddisfazione nel risultato ottenuto dalla maggiore Organizzazione agricola in Europa per la trasparenza dell’informazione ai consumatori, con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale dell’UE del regolamento delegato 2023/2429 . “Siamo convinti che una visione chiara e trasparente del prodotto permetterà al made in Italy di crescere ulteriormente, e soprattutto di evitare che altri paesi possano spacciare come propri prodotti locali provenienti dalle nostre terre – aggiunge Polegato - I prodotti a cui fa riferimento il regolamento sono tutti rientrati pienamente nella dieta italiana già da diversi anni, sia per le proprietà nutritive che per la semplicità d’uso, dunque stiamo parlando di una necessità che gli italiani sentono molto vicina”.
Ciò però non significa che il percorso sia giunto a conclusione: “Sono ancora parecchi i prodotti per cui ancora questa salvaguardia e tutela non viene garantita, dai succhi di frutta alle marmellate, dai legumi in scatola al pane fino ai biscotti” aggiunge Polegato esprimendo una forte preoccupazione per il continuo arrivo sulle nostre tavole di cibi anonimi. E questo solo per quanto riguarda i prodotti da scaffale. Nei ristoranti ancora non c’è l’obbligo di indicare la provenienza della carne e del pesce presenti sui menu: ciò implica che per raggiungere una trasparenza totale i passi da fare sono ancora molti.
“La Coldiretti sostiene un percorso di trasparenza a livello europeo ormai da diversi anni – continua Polegato - Abbiamo iniziato a occuparci di tutela della filiera a partire dalla carne bovina, nel 2002, anno delle mucca pazza, allargandoci rapidamente a quanti più settori possibili: dal 2003 è obbligatorio indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, mentre dal 2004 le uova riportano il codice di identificazione e il miele deve indicare il paese di origine della raccolta”.
A livello italiano le etichette salva spesa coprono una vasta quantità di prodotti in continua estensione, grazie a decreti interministeriali che devono ora essere prorogati entro il 31 dicembre 2023. “È una grande soddisfazione vedere il nostro Paese come leader europeo nelle politiche alimentari di trasparenza,” conclude Polegato.
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