ECONOMIA: boom dei falsi formaggi italiani
Venerdì 6 a Treviso convegno sui dazi Usa
Esperti a confronto sulle politiche protezionistiche americane, sugli accordi internazionali e sulla tutela del Made in Italy nel mondo, venerdi 6 dicembre a Palazzo S.Leonardo aTreviso, al convegno organizzato dall’Università di Padova con il Dipartimento di Diritto Pubblico. L’agroalimentare italiano, ai vertici delle esportazioni, risulta il settore più vulnerabile. Dopo il settore aereonautico, con la digital tax ancora una volta l’alimentare diventa ingiustamente la vittima di una guerra assurda in cui non è affatto coinvolto.
L’allarme di Coldiretti per la produzione di falsi formaggi italiani in Usa aumentata del 4% per approfittare delle difficoltà degli originali colpiti dai dazi è la conferma che a beneficiare della situazione è infatti la lobby dell’industria casearia americana che – sottolinea la Coldiretti – ha esplicitamente chiesto con una lettera di imporre tasse alle importazioni di formaggi europei al fine di favorire l’industria dei tarocchi e costringere l’Unione Europea ad aprire le frontiere ai prodotti a stelle e strisce.
Le brutte copie dei prodotti caseari nazionali hanno avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni raggiungendo complessivamente nel 2018 i 2,5 miliardi di chili realizzata per quasi i 2/3 in Wisconsin e California mentre lo Stato di New York si colloca al terzo posto. In termini quantitativi in cima alla classifica c’è la mozzarella con 1,97 miliardi di chili all’anno, seguita dal parmesan con 192 milioni di chili, dal provolone con 181 milioni di chili, dalla ricotta con 113 milioni di chili e dal Romano con 25 milioni di chili realizzato però senza latte di pecora.
In caso di aumento dal 25% al 100% delle tariffe applicate all’importazione di alimentari Made in Italy inseriti nella lista nera decisa dalla Rappresentanza Usa per il commercio (Ustr) prodotti già colpiti come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello – sottolinea la Coldiretti - sarebbero completamente fuori mercato negli Stati Uniti che si collocano al terzo posto tra i principali acquirenti di cibo italiano, dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna.
Con la minaccia di Trump di innalzare al 100% i dazi sui prodotti europei rischia mezzo miliardo di export alimentare Made in Italy negli Usa.
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