Emergenza Ebola in Sierra Leone
Inviati altri due operatori italiani del "Cuamm, medici con l'Africa" a rinforzo del team che sta fronteggiando l'epidemia.
Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità aggiorna i dati sulle vittime di Ebola in Africa Occidentale in un triste conteggio che vede salire a 3439 i morti su un totale di 7492 casi (con la giornata nera di sabato scorso 4 ottobre che ha registrato 121 morti e 81 nuovi casi in sole 24 ore), Medici con l’Africa Cuamm invia altri due operatori italiani a rinforzo del team che sta fronteggiando l’epidemia nel distretto di Pujehun a sud della Sierra Leone.
Si tratta del dottor Giovanni Putoto, responsabile Programmazione Cuamm e del dottor Matteo Bottecchia, inviato con funzioni di assistente al capo progetto. Entrambi padovani, sono partiti con preoccupazione ma anche con grande determinazione. La loro presenza va ad affiancare quella degli altri 4 operatori Cuamm presenti a Pujehun che coordinano un gruppo di circa 200 operatori locali.
«È come un’ossessione insopprimibile che non ti abbandona e non ti dà pace – dichiara il dott. Putoto all’arrivo nel paese. Non la vedi, ma è dappertutto che ti insegue e ti perseguita. È l’epidemia dell’Ebola che ha sequestrato le vite e le menti della gente della Sierra Leone. I dati si rincorrono uno dopo l’altro e sono sempre più negativi. I casi di Ebola aumentano anche se in uno stato di perfetta equità. Non ci sono disuguaglianze sociali, di genere o di generazione in questa malattia. Le vittime sono lo specchio dell’umanità di sempre: uomini e donne, bambini e anziani, laici e chierici, ricchi e poveri, contadini o abitanti delle città. In una dimensione esistenziale che non è più la stessa di prima, tutti indistintamente cercano un segno di speranza, un segno positivo, una prospettiva semplice: tornare ad una vita normale, dignitosa, pacificata con la natura».
Ed ecco come si è presentata Freetown, la capitale della Sierra Leone, agli occhi del nostro operatore Matteo Bottecchia appena arrivato nel Paese «È un paese disorientato quello che accoglie il nostro arrivo, in un aeroporto deserto. La presenza di Ebola si legge fin dai primi passi fuori dall’aeromobile, accolti da acqua clorinata per lavarsi le mani, materiale informativo sull’infezione, check point sanitari appena dopo i controlli doganali. La macchina della prevenzione al primo impatto pare ben rodata, funzionante, ma resta nell’aria una sensazione d’attesa, di timore e incertezza.
L’infezione ha trovato una breccia tra le ferite di un Paese sovrastato da problemi profondi, con un sistema sanitario fragile e impreparato ad un compito così grande come combattere quest’epidemia senza precedenti. Sono donne e uomini forti e motivati quelli che stanno portando avanti la quotidiana battaglia contro il virus, ma ogni giorno si confrontano con enormi difficoltà tecniche, specialmente nelle aree più periferiche come Pujehun, dove le vie di collegamento tra una miriade di piccoli centri sparsi sul territorio sono al limite della praticabilità, e il materiale di protezione e trattamento per il Centro di Salute di Zimmi, il più vicino all’attuale focolaio d’Ebola, arriva solo attraversando il fiume Moa a bordo di una barca a remi. Sembra una lotta impari, quella tra la rapidità di diffusione del virus e la lentezza a cui si è costretti anche per fornire servizi sanitari di base. E il grande rischio è che l’apparente insormontabilità degli ostacoli porti rassegnazione, ovvero un’altra porta aperta per Ebola».
Medici con l’Africa Cuamm continua dunque a sostenere i due centri di isolamento: uno nell’ospedale di Pujehun, l’altro a Zimmi, una delle aree focolaio dove è stato fatto uno sforzo logistico considerevole per costruire l’isolamento e dotarlo di acqua corrente, toilette e inceneritore.
«Questo è quello che cerca di fare Medici con l’Africa Cuamm a Pujehun e a Zimmi dove le fiamme dell’epidemia continuano ad elevarsi, spavalde e minacciose – conclude il dott. Putoto. Ci siamo con la nostra presenza, il nostro aiuto tecnico e materiale, la nostra determinazione a non mollare. Il lavoro è molto e faticoso: pazienti Ebola da assistere in modo professionale e umano, personale sanitario da affiancare nelle sfide quotidiane, comunità impaurite da incoraggiare. Una speranza da costruire passo dopo passo, sfida dopo sfida, con loro».
Per sostenere questo impegno: Causale Emergenza Ebola c/c postale 17101353 intestato a Medici con l'Africa Cuamm IBAN: IT 91H0501812101000000 107890 per bonifico bancario presso Banca Popolare Etica, PD
MEDICI CON L’AFRICA CUAMM IN SIERRA LEONE
Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in Sierra Leone dal febbraio 2012 e più nello specifico a Pujehun, uno dei distretti più remoti del paese, in un intervento finalizzato ad aumentare la copertura e la qualità dei servizi di salute neonatale e materno-infantile. L’attività del Cuamm è concentrata sul rafforzamento della capacità di pianificazione dei servizi sanitari da parte delle autorità distrettuali, sul miglioramento del servizio per il parto assistito sia in ospedale che a livello di unità sanitarie periferiche, sulla formazione professionale dello staff sanitario e sul rafforzamento del sistema di riferimento. Sin dall’inizio, l’intervento ha coinvolto un team di esperti di sanità pubblica, un chirurgo, un pediatra, un’ostetrica e un amministrativo, impegnati a Pujehun nel rafforzamento dei servizi sanitari sui tre livelli: ospedaliero, territoriale e comunitario.
Nella lotta all’epidemia di ebola Medici con l’Africa Cuamm si concentra su due ambiti. Da un lato dare agli operatori sanitari tutti gli strumenti di protezionedi cui hanno indispensabile bisogno: a partire dall’ospedale e, con grande difficoltà, anche i centri sanitari, sono stati dotati di materiale protettivo, formati sull’epidemia e sulle procedure di prevenzione e protezione, incluse quelle riguardanti la sepoltura in biosicurezza dei corpi dei pazienti deceduti. Dall’altro continuare nel lavoro di identificazione, isolamento e trattamento dei malati: è stato avviato un sistema di triage per l’identificazione dei casi sospetti nei centri sanitari. Questi ultimi sono trasferiti in isolamento presso una tenda allestita ad hoc in una zona isolata dell’ospedale, provvista di passaggi separati per pazienti, operatori e familiari a seconda dei livelli di rischio. I campioni di sangue sono inviati al laboratorio dell’ospedale regionale di Kenema. I pazienti trovati positivi a EBOV sono trasportati direttamente da Pujehun al reparto Ebola di Kenema. Insieme a questo si continua la sensibilizzazione delle comunità, ricerca dei contatti e controllo del territorio. La risposta delle comunità è tuttora influenzata dalla paura e dal rigetto dei provvedimenti.
In generale è essenziale continuare a garantire in primis i servizi sanitari di base. A Pujehun, l’impegno di Medici con l’Africa Cuamm è a mantenere aperti i servizi di emergenza chirurgica, ostetricia e pediatria e a sostenere i centri sanitari periferici. Il sistema sanitario deve dare segnali concreti che i servizi funzionano, sono efficaci e sicuri, nonostante l’epidemia.
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