FIUME PIAVE: perché non interessa il Contratto di fiume?
Il consigliere Zanoni attacca la maggioranza
“Il Piave, fiume sacro alla Patria, costituisce un patrimonio naturale, ambientale, storico e paesaggistico inestimabile. Peccato che a troppi, di questo, interessi troppo poco. In consiglio regionale e non solo”. A dirlo è Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico. “Durante la sessione di bilancio di fine anno ho depositato un emendamento per finanziare e far partire il contratto di fiume del Piave, utile a coinvolgere le comunità e le istituzioni, anche per decidere dove e come effettuare le opere necessarie per mettere in sicurezza le popolazioni rivierasche in caso di piene e alluvioni. Niente da fare, mentre tutte le opposizioni hanno votato a favore, la maggioranza Lega, FdI, FI si è schierata contro e così è arrivata la bocciatura, senza alcuna motivazione da parte dell’assessore all’ambiente Bottacin”, spiega Zanoni, da sempre contrario all’ipotesi delle casse di espansione sul sito rete Natura 2000 UE delle Grave di Ciano del Montello.
Prosegue Zanoni: “Le opere di contenimento delle piene del Piave vanno fatte per salvaguardare i centri urbani che si sono sviluppati lungo il fiume, ma vanno adottati criteri utili ad evitare gravi ripercussioni all’ambiente e le comunità vanno coinvolte. Per questo trovo contraddittorie le dichiarazioni del sottosegretario all’Ambiente Morassut che scrive al sindaco di San Donà Cereser affermando che la realizzazione delle casse di espansione e il processo del contratto di fiume devono procedere in parallelo: a mio avviso significa che si possono fare opere, anche altamente impattanti, a prescindere dal parere delle comunità e delle amministrazioni che partecipano al contratto di fiume. Così il contratto di fiume perderebbe valore, non influirebbe sull’individuazione dei siti per le casse di espansione, non avrebbe più senso e di fatto diventerebbe una presa in giro. Le Grave di Ciano del Montello sono tutelate a nome dei 503 milioni di cittadini europei da ben due direttive comunitarie, la Direttiva ‘Habitat’ del 1992 e la Direttiva ‘Uccelli’ del 1979, perché ricche di biodiversità, flora e fauna e con un ambiente e paesaggio dal valore inestimabile, unico in Europa».
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