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Ferruccio in carrozzina ci ha insegnato l'importanza del saluto

Per anni per ore e ore lungo la Postumia salutava tutti coloro che passavano a piedi, in bici e auto.

Ferruccio in carrozzina ci ha insegnato l'importanza del saluto

Un saluto, un semplice saluto rende più belli i nostri giorni e migliore la società in cui viviamo. Ne ho fatto esperienza attraverso la storia di mio padre, morto nei giorni scorsi. Costretto da tanti anni a stare su una carrozzina, aveva preso l’abitudine di trascorrere qualche ora ogni giorno al bordo della trafficata strada davanti casa. In quella posizione amici e conoscenti che passavano di lì lo vedevano e lo salutavano. E lui ricambiava pronto. Pian piano, mese dopo mese, aveva iniziato ad alzare la mano e a sorridere anche ad altri, ricambiato: camionisti, motociclisti, ciclisti, pedoni, autisti delle corriere e persino delle ambulanze, e poi anche ad ogni automobilista che si accorgeva di lui. Così le “sfanalate” e i colpi di clacson si sono via via moltiplicati. E per lui era ogni volta un motivo di gioia, una spinta a mettersi prima possibile lì, a bordo strada, per salutare quei suoi tantissimi, sconosciuti, ma affettuosi amici.

Bastava stare nei paraggi per un po’ di tempo per rendersi conto di quanto grande fosse diventata la rete di legami d’amicizia creatasi con il solo gesto di alzare la mano per salutare. Dopo la sua scomparsa si è potuto capire che quello scambio di saluti, se era importante per lui non lo era di meno per i tanti passanti. Dai messaggi su Internet di alcuni di questi “amici di clacson” si percepisce che quel saluto era motivo di gioia anche per loro. «Ricevere il tuo saluto e il tuo sorriso infondeva buonumore» ha scritto qualcuno. «Mi hai fatto capire che basta un saluto per far felice una persona» ha scritto un altro. «Il tuo saluto rendeva più bella la mia giornata e quando non c’eri mi dispiaceva» ha spiegato un’anonima automobilista in uno dei vari biglietti lasciati nel posto dove lui sostava.

Purtroppo oggi il saluto non è sistematico quando ci si incontra, a volte nemmeno tra persone che si conoscono. È diventato normale relazionarsi in modo frettoloso e superficiale, il più delle volte senza dedicare vera attenzione, un briciolo del nostro tempo alle persone che incrociamo. Non ci rendiamo conto che, però, in questo modo ci isoliamo, “raffreddiamo” tante situazioni ed ambienti in cui, invece, atteggiamenti di accoglienza e reciprocità farebbero funzionare meglio ogni cosa e farebbero star meglio le persone.

A far capire l’importanza e l’efficacia del saluto ci ha pensato anche papa Francesco la sera stessa della prima apparizione in piazza San Pietro. Quel suo “Buonasera” con cui ha esordito in mondovisione è stato eloquente di un atteggiamento di cordialità e semplicità nel rapportarsi con gli altri che ha poi trovato tante conferme.Il saluto è il primo antidoto contro l’indifferenza e l’egoismo. Ed è scientificamente dimostrato che salutare e sorridere fa star meglio anche fisicamente. Il saluto è il primo, concreto gesto che può favorire, avviare una relazione tra persone all’insegna dell’ascolto e dell’accoglienza reciproca.Il saluto è un passo incontro all’altro che non costa nulla e può rendere più bella e piacevole la nostra vita e quella di chi incontriamo.

Sì, una società migliore si può realizzare dotandoci di strutture efficienti, servizi per ogni esigenza sociale e culturale, comfort di vario genere. Ma per renderla possibile occorre che ci siano, inevitabilmente, la gentilezza e la cordialità nei rapporti tra persone, che si possono esprimere attraverso il saluto e il sorriso, da far diventare un’abitudine, con tutti.

Franco Pozzebon

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