Il giornale del 12 febbraio - Edizione digitale
Giù le mani dall'Europa
C'è un buon motivo per ritenere che l’appartenenza all’Unione europea rappresenti ancora oggi una opportunità e non un pesante svantaggio? Se provate a chiederlo a una classe di 13enni, avreste in risposta un corale “no”. Se la domanda viene posta a un gruppo di persone più anziane, la risposta è “sì” e un “sì” convinto direbbero anche quei giovani studenti universitari pronti a partire per l’Erasmus o di ritorno da questa esperienza che apre i confini culturali e accomuna i saperi in un circuito ormai considerevole dal punto di vista dei numeri. Ed è questo il segnale più incoraggiante quando sembra trionfare la chiusura egoistica delle frontiere, la voglia di fare per sé, di tornare a una identità nazionalistica che in tempi neanche molto lontani ha assicurato al nostro continente guerre e conflitti. Grazie all’Unione europea veniamo oggi da 60 anni di pace; nei nostri territori possono circolare le merci e le persone, quelle che fanno turismo e che cercano lavoro, quelle che possono farsi curare fuori dal proprio paese di residenza, se necessario, quelle che possono scegliere di studiare e insegnare in un paese dell’Unione.
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