Il giornale del 5 aprile. Edizione digitale
Il Cristo Risorto un nuovo umanesimo.
Qualche giorno fa, in occasione della veglia di preghiera per i missionari che durante lo scorso anno sono stati martirizzati, mi veniva spontaneo questo pensiero: “Se non ci fosse la promessa della risurrezione, che senso avrebbe la vita e la morte di queste persone?
Ma, più ampiamente, se non ci fosse la promessa e la certezza di fede che la vita di coloro che muoiono per la giustizia, per l’amore, per la verità verrà riscattata dalla morte e resa partecipe della vita eterna, che senso avrebbe la vita dell’uomo? Sarebbe una ‘passione inutile’, sarebbe una cosa insensata e disperata”.
L’annuncio della risurrezione di Gesù e la promessa che saranno partecipi di essa coloro che in qualsiasi modo entreranno in relazione con Lui, dà un nome preciso all’anelito insopprimibile di vita eterna che abita il profondo dei nostri cuori. “Il Signore è veramente risorto!”. Questo annuncio che risuona nella festa di Pasqua è un annuncio di luce e di speranza per tutti: per coloro che spendono la loro vita per la pace e per la giustizia. Ma anche per coloro che vedono la loro esistenza spegnersi lentamente nella malattia, nella disabilità o nell’anzianità. Per coloro che dedicano tutte le loro energie alla cura di un figlio o di un familiare disabile o ammalato, come pure per coloro che piangono la perdita di un loro caro.
Nulla andrà perduto; tutto verrà riscattato e custodito per la vita eterna. Gesù è morto in croce per dare la possibilità anche alle esistenze umanamente più povere e apparentemente più fallite, di sentirsi amate dall’amore stesso di Dio, fatto carne in Gesù. Un amore che si è fatto e si fa prossimo a tutti i “poveri Lazzari” dell’umanità, cioè a ciascuno di noi. Ma, proprio perché è morto in quel modo, Gesù ha vinto la morte. L’amore di Dio radicalmente presente in lui si è dimostrato più forte della morte. Ed egli è risorto non solo per sé, ma per dare a tutti coloro per cui è morto – cioè per ogni uomo di questo mondo – la possibilità reale di partecipare alla vittoria sulla morte.
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