
Carissimo don Alessio, ti do subito lavoro, sperando che il periodo delle ferie ti abbia ricaricato...Durante il periodo estivo, ogni domenica e festa, il nostro santuario della Madonna delle Grazie non riesce a contenere le persone che vengono alla messa della sera; provengono dai paesi vicini e lontani che insieme ai parrocchiani partecipano all’Eucaristia. Una domenica, salutandoci nel piazzale della chiesa, mi venne incontro un distinto signore che, dopo essersi presentato, mi disse: «Finalmente ho sentito toccare il brutto vizio della bestemmia.... Per la mia professione giro un po’ dappertutto e dove mi trovo vado a messa sia in città, come nelle chiese di piccole parrocchie o nei santuari. Le confesso che era da tanti anni che non sentivo, nell’omelia, parlare del brutto vizio della bestemmia, che purtroppo è entrato nella nostra cultura veneta e fa parte del linguaggio di uomini, donne e perfino ragazzi. Mai un’omelia su questo comandamento: né da vescovi, né da preti». Veneti bravi lavoratori e grandi bestemmiatori... Si bestemmia nei bar, nei luoghi di lavoro, in famiglia. In questi giorni è iniziata la vendemmia e mi sono recato qui tra le colline a salutare un amico; bestemmie e ancora bestemmie tra il silenzio dei cristiani presenti e gli sguardi stupiti dei vendemmiatori stranieri. A proposito mi viene in mente quello che mi successe tanti anni fa, quando rientrai dalla Bolivia per un periodo di riposo e con me portai un ragazzo boliviano. Quando imparò l’italiano cominciò ad andare qualche volta nel bar del paese; una sera rientrando mi disse: «Che brutte parole ho sentito dire a Dio e alla Mamma di Gesù! Perché li offendono così? In Bolivia mai si bestemmia, tu lo sai? Qui stanno tutti bene, non manca nulla, sono tutti cristiani e vanno in chiesa, ma manca il rispetto e l’educazione».Parole sacrosante. Mi trovai un po’ confuso ma non potei non dargli ragione. Come ho dovuto dar ragione a quel signore presso il nostro santuario. Eppure un comandamento c’è e quella domenica in una delle letture c’erano proprio i comandamenti che Dio diede a Mosè: «Non nominare il nome di Dio invano». E nel Padre nostro: «Sia santificato il tuo nome...». Lo si recita pensando a ciò che si dice, oppure si «prega come i pappagalli» (papa Francesco parlando ai giovani pochi giorni fa). Concludo ancora con le parole più volte pronunciate da papa Francesco anche ultimamente ai giovani: «Non è corretta la traduzione non indurci in tentazione...». Ma quando lo si ascolterà il Pontefice? Specialmente quando parla a braccio, citando fatti di attualità o ricordando la sua pastorale in Buenos Aires!Don Antonio Moretto