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LIBRI: il bambino come "patrimonio dell'umanità"

Un'interessante nuova pubblicazione del prof. Gino Soldera

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LIBRI: il bambino come "patrimonio dell'umanità"

Psicologo e psicoterapeuta, Gino Soldera attualmente insegna psicologia e educazione prenatale allo Iusve di Mestre-Venezia. Tra le diverse collaborazioni e i vari ruoli che ricopre, dirige la rivista “Il Giornale italiano di psicologia e di educazione prenatale” dell’Associazione nazionale di psicologia e di educazione prenatale (Anpep), di cui è presidente, ed ha al suo attivo numerose pubblicazioni sul bambino e sulla fase prenatale. Recentemente è uscita la sua ultima fatica: “Il bambino primo patrimonio dell’umanità. Un percorso di consapevolezza educativa che precede il concepimento”. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Perché questa nuova pubblicazione?

«Il volume nasce con l’intento di sostenere la petizione popolare “Il bambino primo patrimonio dell’umanità”, che, come Anpep, abbiamo lanciato con altre Associazioni, e che è stata caldamente incoraggiata dal Santo Padre, quale occasione per la difesa e la promozione delle nuove generazioni, in quanto, rispetto alla questione della denatalità possiamo dire: “Che il bambino non è la povertà ma la ricchezza, non è il problema ma la soluzione”. L’idea, inoltre, è stata anche quella di recuperare e valorizzare le esperienze e conoscenze maturate in questi ultimi decenni nell’ambito della vita prenatale, proprio per le possibilità che esse offrono nella conoscenza di noi stessi e delle nostre prime relazioni, essendo quest’ultime alla base della nostra formazione e della nostra esistenza. Per questo “il periodo prenatale” merita di occupare il posto che gli spetta, quale primo vero capitolo della storia della persona umana e non quello di semplice appendice».

Quali gli ispiratori del suo nuovo volume?

«Il libro nasce sotto la spinta ideale di David Chamberlain e di Thomas Verny, due studiosi e pionieri della psicologia prenatale e perinatale, che mi hanno accompagnato nell’affrontare i temi qui trattati a partire dal pre-concepimento e nello scoprire quanto può accadere in questo interessante periodo nella vita dei futuri genitori. Ho preso in considerazione il processo generativo, con le possibili implicazioni che esso ha nella nostra realtà, in quella dei nostri figli e delle generazioni a venire».

Un’attenzione particolare è stata riservata al “progetto di vita”...

«Sì, esso rappresenta il motivo della nostra esistenza in questo mondo, che sarebbe opportuno cominciare a conoscere fin dall’inizio, se vogliamo aiutare il bambino a realizzare una crescita armoniosa e coerente con sé stesso, senza dover affrontare inutili difficoltà e sofferenze. Molte di queste nascono proprio dalla scarsa attenzione che generalmente viene riservata al mondo interiore del bambino e alle sue potenzialità le quali, se non adeguatamente utilizzate, portano a trascurare le sue capacità, come quelle di relazione e comunicazione, che egli può tessere fin dal grembo materno con i suoi genitori. L’aver posto la domanda: “chi è il bambino?” è stata l’occasione per esplorare il suo archetipo, il “Puer Aeternus”, necessario per entrare in contatto con la sua essenza e con le sue grandi possibilità, che dovremmo cominciare a cercare di comprendere e di sviluppare. L’aver affrontato il tema delle relazioni precoci dei genitori con il bambino ha fatto emergere le profonde implicazioni che queste hanno nella nostra esistenza, specialmente quando ci troviamo di fronte a gravi situazioni, come quella della morte o della grave malattia. Questo chiama in causa anche l’importante ruolo che possono svolgere in questi casi gli operatori e i servizi».

Infine, affronta la questione dell’educazione. Giusto?

«Sì, essa attualmente rappresenta una delle maggiori sfide presenti nella società, che non sembra ancora aver ben compreso che il ruolo dell’educazione è diverso da quello dell’istruzione, anche se è indispensabile che entrambi operino fra loro in stretta sinergia. Questo avviene perché l’educazione spetta principalmente alla famiglia, pertanto i genitori dovrebbero essere adeguatamente preparati e formati a svolgere con competenza questo importante lavoro, anche perché essa prende avvio con la gravidanza, nella fase della vita nascente, mentre l’istruzione è invece di pertinenza della scuola e inizia solo più tardi. Inoltre, l’educazione riguarda soprattutto il mondo interiore del bambino; ciò implica che il compito dei genitori e, in particolare, della madre, sia quello di aiutarlo fin dall’inizio a formarsi una propria personalità, oltre che acquisire le abilità necessarie per vivere e per affrontare la vita».

Quale messaggio vuole lanciare con questa pubblicazione?

«Facciamo nostro il suggerimento del Premio Nobel per l’economia James Heckman quando indica ai vari Paesi d’investire nell’infanzia le risorse disponibili, in particolare nella fase della vita prenatale, perché tale operazione consente di ottenere migliori e maggiori risultati: per ridurre il disagio, creare nuovo capitale umano, ma anche per accrescere la prosperità e combattere le povertà e le disuguaglianze». AM

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