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Le sfide nell’anno che verrà

Il 2023, un anno ricco di sfide e con la speranza che cessi la guerra in Ucraina

Le sfide nell’anno che verrà

Papa Francesco nel suo Messaggio per il 1° gennaio 2023 ci ricorda che stiamo vivendo «la terza guerra mondiale a pezzi» e che serve un impegno comune per essere costruttori di pace.

Un anno nero quello che si sta concludendo, segnato da una nuova guerra in Europa (quella contro l’Ucraina) ma anche dalle altre guerre nel mondo, molte delle quali si susseguono da anni e sono dimenticate. Un anno nero quello verso le donne: dall’aumento dei femminicidi nel nostro paese alla repressione delle donne che chiedono diritti e libertà in Iran e Afghanistan.

Ci si illudeva che quasi tre anni di pandemia ci avessero insegnato qualcosa e invece ci ritroviamo più dis-umani. Non si vedeva dagli anni Novanta, segnati dai due genocidi in Ruanda e Bosnia e da efferati crimini di guerra in varie parti del mondo, che la pace e la dignità umana tornassero parole centrali nelle relazioni internazionali. O, almeno, in apparenza! Tutto ciò, infatti, non è venuto a costo zero, ma sottacendo per la corruzione e i diritti violati in Qatar per organizzare i mondiali di calcio, aumentando le spese militari, non garantendo i vaccini a tutti. Anzi si deve annotare il progressivo allontanamento dagli obiettivi dell’Agenda 2030 e l’affermarsi di nuovi equilibri geopolitici, anche attraverso pratiche come il land grabbing e l’anatocismo, a scapito delle comunità locali.

L’invasione russa dell’Ucraina ha evidenziato le fragilità dell’Europa e come la stessa continui a dipendere completamente dagli Stati Uniti per la protezione militare e il sostegno militare all’Ucraina.

Le cose non vanno molto meglio per la politica energetica. La dipendenza dell’Europa dal gas russo e non solo si basa su una complessa serie di scelte passate che hanno in parte cancellato il processo di transizione dagli idrocarburi alle fonti rinnovabili.

Inoltre, a causa dei conflitti, dell’emergenza climatica e di altre crisi, un numero record di persone in fuga in tutto il mondo si trova ad affrontare esigenze senza precedenti.

Le sfide del nuovo anno ripropongono ancora una volta i temi della tutela dei diritti umani ad ogni latitudine, salendo di priorità nelle relazioni bilaterali e internazionali. Se l’auspicio comune è che termini quanto prima la guerra in Ucraina, altrettanto dovremmo sperare per le altre 22 guerre ad alta intensità in corso a fine 2022. E ben venga se il Sudan, uno Stato con un passato di atrocità e attualmente accusato di aver usato una forza eccessiva e letale contro manifestanti pacifici, entrerà a far parte del Consiglio per i diritti umani (l’organo delle Nazioni Unite incaricato di monitorare e promuovere il rispetto dei diritti umani) a patto che si continui a dare valore agli organismi internazionali.

E per il nostro paese? Un aiuto sul piano politico e culturale può venire anche da due ricorrenze: il 1° gennaio 2023 per i 75 anni della nostra Costituzione e il 10 dicembre gli stessi per la Dichiarazione universale dei diritti umani. Due ‘magnae cartae’ non solo per gli studiosi ma strumenti pulsanti anche per le nuove generazioni, per le scelte pubbliche, per promuovere la cultura della pace.

Enrico Vendrame

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