ODERZO: partita la cooperazione missionaria tra Vittorio Veneto e Livramento
Padre Nicivaldo a Oderzo, don Marco a Livramento
Quella di sabato 5 ottobre è stata di certo una giornata molto significativa per la nostra diocesi in quanto a Oderzo è stata presentata una collaborazione tra essa e la diocesi brasiliana di Livramento de Nossa Senhora, retta dal “nostro” vescovo don Armando Bucciol. La collaborazione concretamente si svilupperà con uno scambio di presbiteri: il brasiliano don Nicivaldo De Oliveira Evangelista rimarrà per qualche annoin Veneto operando in forania opitergina come missionario fidei donum, mentre il nostro don Marco Dal Magro con la stessa modalità a partire da inizio novembre inizierà il suo ministero all’interno della diocesi sudamericana. Il vescovo Corrado, presentando il progetto in sala del Campanile a Oderzo, ha definito “un vero e proprio assillo per me e per la diocesi” la volontà di riaprire la stagione dei preti diocesani fidei donum, lanciata dal vescovo Luciani agli inizi degli anni ’60 in pieno clima conciliare e lentamente spentasi nei decenni successivi fino alla sua definitiva interruzione tre anni or sono. Poi, nell’estate 2017, durante il viaggio organizzato dal Centro Missionario diocesano nella diocesi di Livramento, arriva la proposta del vescovo Armando: preso atto che l’attuale situazione della Chiesa cattolica è molto diversa da quella di sessant’anni fa, quando le diocesi italiane in esubero di preti mandavano le “eccedenze” a servizio delle povere chiese del Terzo Mondo, occorre maturare una nuova idea di scambio, che prescinda dal bisogno, al fine di rilanciare l’apertura missionaria e il rinnovamento della nostra pastorale. “L’unica strada che io vedo percorribile”, scrisse all’epoca nei suoi appunti il nostro vescovo. I mesi scorsi sono serviti ai due vescovi per preparare il terreno, e in particolare per mons. Corrado per individuare in don Marco il sacerdote adatto ad essere inserito nel progetto. Di recente, entrambi i vescovi hanno comunicato la decisione alle comunità in cui fino a pochi giorni fa operavano i due sacerdoti, non senza qualche mugugno da parte dei fedeli. A tal proposito il vescovo Armando, che regge una diocesi grande come la Lombardia con appena sedici sacerdoti, ha voluto ricordare che “il prete non è un diritto”, ma “un dono che la Chiesa fa in proporzione a quello che ha”, aggiungendo evangelicamente che è dando che si riceve e che occorre quindi rilanciare le responsabilità dei laici. Don Armando non ha negato che la partenza di don Nicivaldo rappresenta un rischio ed un impoverimento per il suo clero già esiguo, ma che è proprio questa esiguità che in questi anni ha fatto emergere tanti laici nelle sue seicento comunità, tra i quali i cosiddetti “ministri della Parola” che in quanto tali ricevono anche un mandato ufficiale dal vescovo stesso. Figure che però non sminuiscono la figura del prete. Don Armando ha detto a tutti di fidarsi dell’azione dello Spirito: «Se questa iniziativa arriva da Lui andrà avanti e porterà frutto». «Non mettiamo lo Spirito in gabbia»: così si è presentato don Nicivaldo, sfoggiando già un discreto italiano; «Porto la mia povertà personale, la mia cultura, il nostro modo di essere chiesa» ha affermato. «Sono contento dell’accoglienza ricevuta e di questa opportunità... e se sbaglio mi correggerai», ha concluso rivolgendosi a mons. Pierpaolo Bazzichetto, parroco di Oderzo, citandole celebri parole di papa Giovanni Paolo II. «Quando a febbraio il vescovo mi ha fatto questa proposta mi ha fatto stramazzare sulla sedia!» ha invece esclamato don Marco Dal Magro. «Su suo consiglio ho pregato, ho fatto pure baruffa con il Signore, ma avevo appena preparato un’omelia sulla chiamata degli apostoli: ho quindi dovuto arrendermi a questo segnale. Avrei potuto rifiutarmi, ma si può dire di no a Dio? Sono ancora convintissimo di non essere adatto a questo incarico, ma se il vescovo è convinto e ha pregato, mi fido: lasciamo lavorare lo Spirito, e se vi scappa una preghiera per me non trattenetela». La messa in Duomo alle 18.30 è stata caratterizzata da un suggestivo momento in cui i due vescovi hanno rispettivamente affidato il proprio sacerdote all’altro.
Andrea Pizzinat
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