SALUTE: le farmacie sempre più piccoli ambulatori

Verosimilmente intorno a metà maggio in molte farmacie trevigiane - più del 50 per cento - si potranno fanno i vaccini anti-Covid 19. È solo l’ultimo tra tanti nuovi servizi avviati negli ultimi anni, e in particolare con l’inizio della pandemia, nelle farmacie venete. Che sono sempre più capillari - più di 200 quelle nuove aperte in Veneto in pochi anni, un cinquantina delle quali in provincia di Treviso, per un bacino di utenza di circa 4 mila persone -e sempre più simili ad ambulatori.

Sicuramente l’emergenza sanitaria iniziata a fine febbraio 2020 ha impresso una consistente accelerata - basti ricordare che in pochi giorni la ricetta “dematerializzata”, annunciata da anni, è diventata realtà - a un processo di trasformazione avviato cinque anni fa con la legge nazionale che ha aperto la strada alla “farmacia dei servizi”. «In quest’anno di Covid la farmacia si è consolidata come presidio sanitario del territorio- spiega Giuseppe Losego, da trentacinque anni titolare dell’omonima farmacia in Conegliano, attuale presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Treviso ed esponente di Federfarma a livello regionale e nazionale -. Durante il primo lockdown, con gli ospedali accessibili solo per le urgenze e i medici di base spesso raggiungibili solo per telefono, la farmacia era l’unico luogo di cura della salute facilmente accessibile da tutti. Per questo bisogno di presenza e assistenza, la mia farmacia è rimasta aperta per tre mesi ogni giorno, compresa la domenica, con circa 300 accessi al giorno. All’inizio eravamo i soli a procurare i presidi come mascherine e gel disinfettante: quest’ultimo in tanti casi veniva prodotto dagli stessi farmacisti. La dedizione dei farmacisti italiani ha avuto un prezzo molto alto: sono più di 50 i farmacisti morti per Covid 19».

Un anno fa sarebbe stata impensabile la vaccinazione in farmacia

«Al farmacista non era consentito inoculare i vaccini. Ora questo divieto è stato superato. Coloro che hanno aderito, più del 50% in provincia di Treviso, dovranno frequentare un corso online dell’Istituto Superiore di Sanità. Inoltre qui in Veneto ci sarà anche una “prova sul campo” nei punti-vaccino delle Ulss: il farmacista metterà in pratica quanto appreso al corso vaccinando accanto a medici e infermieri. Al termine di questa prova conseguirà un’attestazione».

La vaccinazione teoricamente è possibile in tutte le farmacie?

«Sono previsti dei requisiti ben definiti per quanto riguarda spazi e modalità. Penso che tante farmacie siano in grado di adeguarsi a tali requisiti decisamente meno impegnativi rispetto a quelli per l’effettuazione del tampone rapido».

La vaccinazione sarà gratuita?

«Il cittadino non pagherà nulla, noi avremo un rimborso dalla Stato di 6 euro a vaccinazione».

Quando partirete?

«Nel giro di venti giorni noi siamo pronti. Ma penso che non partiremo prima di metà maggio poiché solo allora ci saranno i vaccini necessari. Noi dovremmo somministrare Johnson&Johnson, che è facilmente conservabile e richiede una sola inoculazione».

Il poter fare inoculazione è, per voi, una grossa novità...

«Decisamente. Lo chiedevamo da anni. Si è aperta una strada. Nei prossimi anni potremo fare non solo i vaccini anti-Covid ma anche quelli anti-influenzali. È in dirittura di arrivo anche la norma che ci consentirà di fare delle iniezioni non solo per i vaccini. Attualmente in questo campo c’è molto “fai da te” che può provocare danni anche seri».

Un altro servizio avviato in convenzione con la Regione è quello dei tamponi rapidi per il virus del Covid 19. Come sta andando?<+nw_testo_norm>

«La provincia di Treviso è tra quelle con il maggior numero di farmacie che hanno aderito. Io purtroppo non ho potuto aderire perché non ho lo spazio esterno necessario. I numeri dei tamponi eseguiti in farmacia sono elevati e hanno comportato uno sgravio per i Covid-Point delle Ulss. Il costo del servizio, a carico del cittadino, è stato stabilito da Regione e farmacie in 26 euro».

Avete altri servizi in convenzione con le Ulss e gratuiti per i cittadini?

«Sì. La prenotazione delle vaccinazioni e la distribuzione delle provette per lo screening del colon-retto. Per entrambi abbiamo dei rimborsi dalle Ulss».

Cinque anni fa veniva approvata la legge che vi consentiva di diventare “farmacie di servizi”. In concreto cosa ha voluto dire?

«Vuol dire che possiamo offrire ai cittadini, a pagamento, diversi nuovi servizi prima non consentiti: elettocardiogramma, holter, misurazione di glicemia e colesterolo, analisi del sonno e delle apnee notturne, piccole medicazioni... E con la telemedicina si stanno aprendo tante nuove possibilità. Tra le novità più recenti vi è la consegna dei farmaci a domicilio».

Mi pare molto interessante il nuovo servizio di “presa in carico” del cliente per quanto riguarda tutti i suoi farmaci. In cosa consiste?

«Praticamente il farmacista, con il consenso del paziente, si fa carico della puntuale fornitura dei farmaci e verifica il loro corretto utilizzo. Io mi avvalgo anche di un app che ad esempio segnala al paziente che sta finendo un integratore oppure che è necessario fare una nuova ricetta dal medico di base. C’è una farmacia di Pieve di Soligo che addirittura prepara ogni mese un blister con tutti i farmaci che il paziente deve assumere, divisi per giorno e ora. Questo è una strada da battere, sia perché l’assunzione dei medicinali diventa più sicura, sia perché si riduce lo spreco di farmaci».

Questo ampliamento dell’offerta è funzionale anche a fronteggiare la concorrenza delle vendite di integratori e farmaci da banco via internet e nelle parafarmacie?

«Questa concorrenza ha fatto bene alle farmacie perché ci ha costretto a selezionare i prodotti migliori al prezzo migliore. In più noi offriamo il consiglio professionale, che è prezioso anche se si acquista un integratore».

Federico Citron