TREVISO: Spisal sul piede di guerra, Tommasin: “Misura colma, ora è protesta”
Cgil: “Tensione palpabile, mal organizzazione e carenza di personale creano disagi”
“In tutta la Marca sono 27 gli addetti dello Spisal…. o quasi. Ovvero di questi, tolta una maternità, solo 20 sono assunti a contratto a tempo indeterminato, 6 invece sono stati assunti nel corso dell’anno con contratto a tempo determinato. Oltre ai numeri, che già fotografano una situazione di carenza che non regge più - in particolare se si pensa alla mole di lavoro amministrativo e di controllo che svolgono, o meglio dovrebbero svolgere sul territorio - l’organizzazione e le condizioni lavorative fanno ormai acqua da tutte le parti. Se questo è il quadro che già da tempo la FP CGIL, riporta, la posizione dei lavoratori che emerge dall’assemblea di venerdì 2 dicembre, alla presenza della segretaria regionale del sindacato di categoria Sonia Todesco, non lascia dubbi all’inasprimento degli animi e all’espressione del disagio quotidianamente vissuto da lavoratori e lavoratrici, che si dicono oggi più che mai pronti alla protesta e alla mobilitazione”. Ad affermarlo Sara Tommasin della FP CGIL di Treviso.
“Alle istanze dei lavoratori che continuiamo insistentemente a portare all’attenzione della direzione generale dell’ULSS 2 si fa orecchia da mercante - attacca Tommasin -. Le risposte non arrivano e la situazione peggiora di giorno in giorno ingarbugliandosi. Nel 2021, oltre a due pensionamenti sono state quattro le dimissioni volontarie di dipendenti a contratto a tempo indeterminato e quattro assegnazioni ad altri servizi del Dipartimento Prevenzione. Poi, solo nelle ultime settimane, inspiegabilmente, sono arrivati altri trasferimenti di alcuni tecnici, come successo già in precedenza per il coordinatore e un dirigente, e addirittura provvedimenti disciplinari a carico di operatori con un’anzianità di tutto rispetto e una condotta più che esemplare. Segno che il meccanismo organizzativo scricchiola e la tensione si alza”.
“Lo Spisal, infatti, non è nuovo a criticità - spiega Tommasin -, già nel 2020 quando la direzione del Dipartimento optò per una rotazione settimanale dei tecnici tra i veri servizi: Spisal, Sian, Sisp, Svet, de-professionalizzando di fatto gli addetti da materie particolari come i rischi specifici, chimici, l’amianto e così via, sapendo come in un territorio così industrializzato sia necessario e di grande rilievo per la salute dare risposte precise alle aziende virtuose e operare controlli per identificare quelle che non applicano le norme. Poi, nel corso dell’emergenza sanitaria molti operatori sono stati dirottati ai centri tampone e vaccinali e contestualmente il rispetto dei protocolli sulla sicurezza è stato per buona parte ridimensionato alla compilazione di check list. E ancora, con l’emergenza ucraina la pronta disponibilità di questa figura professionale attivata all’ULSS 2 risulta ingiustificata quanto difforme da quella delle altre Aziende sanitarie del Veneto e da quanto previsto dalla Regione. Per di più - sottolinea la sindacalista FP CGIL - non è ancora dato sapere le modalità di pagamento delle ore aggiuntive svolte e quali risorse saranno impiegate”.
“Un’escalation, dunque, di mal organizzazione e disinvestimento sulla forza lavoro del Dipartimento prevenzione che non trova ragione e che impatta gravemente sulle condizioni professionali e di vita degli addetti - conclude Tommasin -. La misura è colma, e ora anche con mandato dei lavoratori è giunto il momento di passare ai fatti”.
(comunicato stampa)
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento