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VENETO: Brescacin: “Dimissioni dei sanitari, necessario rivedere la retribuzione nei Ccnl"

Molti medici provenienti da fuori regione si riavvicinano a casa

VENETO: Brescacin: “Dimissioni dei sanitari, necessario rivedere la retribuzione nei Ccnl"

“Il fenomeno delle grandi dimissioni in sanità, purtroppo, è un tema già ampiamente conosciuto. I numeri diffusi da Anaao Assomed riguardo la perdita di specializzandi meritano tutto l’interesse dell’amministrazione regionale che già sta lavorando, all’interno delle sue aree e competenze, per migliorare le condizioni lavorative dei medici e rendere più ‘attraente’ la professione. La Regione già da anni ha facilitato l’accesso alle borse di studio, in un momento in cui era quello il vero grande problema, e poi ha permesso ai medici al IV e V anno di specializzazione di lavorare negli ospedali. Il Covid-19 ha cambiato tutto, aprendo ulteriormente l’accesso, ma ha anche portato maggiore stress ai professionisti del settore. Basandosi esclusivamente sui numeri, tra il 2018 e il 2022 complessivamente le nuove assunzioni risultano maggiori delle dimissioni, 17.540 nuove assunzioni contro 12.820 dimissioni. Questo però non ci fa distogliere l’attenzione dal problema. Come Regione continueremo a sollecitare il governo perché vengano attuate le richieste dei medici, e infatti lo scorso novembre i dirigenti della sanità si sono trovati per un convegno sul tema per comprenderne le motivazioni e dare il via a nuovi approcci per la gestione e la valorizzazione delle risorse umane”. Sonia Brescacin, consigliere regionale dell’Intergruppo Lega-Liga Veneta e presidente della Quinta commissione Sanità, interviene con queste parole sul tema delle dimissioni dei medici specializzandi.

Purtroppo sulle grandi dimissioni pesano anche le esigenze personali che spingono molti medici provenienti da fuori Regione a voler riavvicinarsi alla propria terra di origine, ora che sono ripresi i processi di reclutamento dopo anni di blocco delle assunzioni nelle regioni del Sud Italia. È quindi essenziale puntare su una valorizzazione della professione, sia dal punto di vista del miglioramento delle condizioni lavorative che di quelle economiche – continua Brescacin -, a livello di contratto collettivo nazionale. È poi necessario eliminare il limite all’incremento dei fondi contrattuali. I tetti alla spesa del personale sono fermi al 2014. Questo fa sì che i medici, richiamati dai maggiori vantaggi economici del settore privato, lascino gli ospedali. Su questo fronte, l’amministrazione regionale si è già mossa, alzando a 100 euro la remunerazione per gli ospedalieri pubblici che si rendono disponibili a coprire turni oltre il loro orario di lavoro in pronto soccorso, al posto dei 40/60 euro di prima. Non si tratta, però, solamente di una questione economica. La Regione del Veneto sta puntando sul capitale umano già da anni, con l’ultimo piano socio-sanitario, valorizzando il ruolo dei medici specializzandi all’interno delle strutture ospedaliere, e questo nonostante le critiche arrivate dalle opposizioni che hanno parlato di ‘dottorini’, sminuendone le competenze. Le convenzioni con le Università strette dalla Regione daranno ancora più peso agli specializzandi. È però necessario rendere strutturale la possibilità di assumere specializzandi dal III anno, possibilità avviata con l’emergenza Covid-19 e che, al momento, scadrà a fine 2023. Ascoltare le esigenze dei medici è un dovere di tutti coloro che si occupano di programmazione sanitaria, per poter mantenere il livello di eccellenza per cui le nostre strutture ospedaliere sono conosciute”, conclude Brescacin.

(comunicato stampa)

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