VENETO: nel 2020 8 mila 500 morti in più

E pensare che i primi due mesi del 2020 erano iniziati con un numero di morti un po’ più basso della media. Poi però è successo un fatto enorme: l’arrivo del coronavirus anche in Italia. Gli ospedali si sono riempiti, moltissime persone sono decedute, in corsia e fuori. Il numero dei morti, nel complesso, per tutte le cause, alla fine è risultato estremamente elevato: il 2020 è stato l’anno con più morti dalla fine della seconda guerra mondiale. È chiaro che il coronavirus ha avuto un impatto pesantissimo.

I numeri li dà l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, in collaborazione con l’Iss, Istituto Superiore di Sanità. Sono i numeri delle persone decedute, per tutte le cause. E sono numeri drammatici: «nell’anno 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso)», scrive il rapporto Istat-Iss pubblicato ieri, venerdì 5 marzo. Il Veneto ha avuto un incremento ancora peggiore: 16,7% di eccesso rispetto alla sua media.

In Italia centomila morti in più rispetto al solito. Con differenziazioni sul territorio nazionale: durante la “prima ondata” il Veneto ha contato +19,4% di decessi rispetto alla sua media (Lombardia +111,8%), ma nella “seconda ondata” fino a dicembre la nostra regione ha avuto +44,4% di morti rispetto alla sua media. Il conto finale della “seconda ondata” per il Veneto diviene ancora più pesante comprendendo l’inzio del 2021: «la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna da sole spiegano il 50% dell’eccesso di gennaio 2021», scrive Istat-Iss.

Nel 2020 si sono contati, in Veneto, 57.836 morti, quasi 8.300 in più rispetto alla media, con un aumento del 16,7%. I morti classificati come dovuti al covid sono stati 7.079, oltre mille in meno rispetto a 8.300. Questi mille sono costituiti da decessi covid non riconosciuti e da altri tipi di decessi anche legati alla maggiore difficoltà di accesso alle cure nel primo anno dell’epidemia. I numeri ci servono, perché ci fanno capire che cos’è stato. Ma purtroppo nascondono i nomi.

Luigi Guglielmi (fonte L'Amico del Popolo)