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DIOCESI: il messaggio del vescovo Corrado per la conclusione del mese del creato 2023

E' stato presentato ieri sera, a Pieve di Soligo, nel contesto della consegna del premio Toniolo

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DIOCESI: il messaggio del vescovo Corrado per la conclusione del mese del creato 2023

"Grandi mete e piccoli passi. Orientamenti e attenzioni, per un cammino da compiere insieme": è questo il titolo per esteso del messaggio per la conclusione del mese del creato 2023 che mons. Corrado Pizziolo ha presentato ieri sera nel contesto della consegna del premio Toniolo a Pieve di Soligo, nel giorno della nascita al cielo dell'illustre economista trevigiano. Di seguito, riportiamo integralmente il testo del messaggio.

Nel settembre 2021 usciva la mia lettera “Custodi del creato, costruttori di pace” in cui cercavo di mettere in evidenza le priorità su cui camminare insieme nel nostro territorio per dare concretezza a quel desiderio di custodia del creato espresso anni prima, nel 2015, da papa Francesco nella sua enciclica Laudato Si’. Riflettevo sulla complessità di questo tema, valorizzando la dimensione della sostenibilità ambientale collegata a quella economica e sociale, evidenziando che molto resta ancora da fare. Mi premeva sottolineare anche la dimensione del dialogo come via, faticosa e necessaria, per stemperare e risolvere con risultati tangibili le tensioni sociali che talvolta affiorano riguardo ai temi dell’inquinamento legato all’agricoltura, non senza riconoscere i numerosi passi avanti compiuti su questo tema. Mi confortava, in questo senso, l’avvio a livello diocesano di un “Tavolo di dialogo” ad opera dell’Ufficio per la pastorale sociale, in cui si mettevano a confronto Consorzi di tutela vitivinicoli e alcuni movimenti ambientalisti attivi nelle nostre zone.

A distanza di due anni – grazie al contributo che è stato dato a questo testo dagli stessi attori che siedono a quel Tavolo, divenuto nel frattempo “Tavolo per la sostenibilità” –, desidero ora incoraggiare nuovamente questo cammino di crescita comunitaria, anche alla luce del recente rilancio di papa Francesco con l’esortazione apostolica Laudate Deum del 4 ottobre scorso. Come scrive il Santo Padre, occorre “ricordare che non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali, senza una maturazione del modo di vivere e delle convinzioni sociali, e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone” (n. 70).

In quel testo papa Francesco ci ha ricordato con forza e vero realismo che rispetto al tema ambientale ci sono scelte da compiere con urgenza e concretezza. Anche il nostro cammino in diocesi necessita di una decisa accelerazione rispetto al processo di crescita culturale e morale che è stato da tempo avviato, nella consapevolezza che “un ambiente sano è anche il prodotto dell’interazione dell’uomo con l’ambiente” in un’armonica sinergia tra sistemi naturali e sistemi sociali (cfr. Laudate Deum, n. 27). In questa presa di consapevolezza e di coerente azione di cambiamento, anche il concetto di sostenibilità ambientale dovrà imparare a includere quello più ampio di “sostenibilità planetaria”, vista la complessità dei fenomeni di trasformazione e di impatto – in particolare climatico – che interessano oggi la nostra casa comune (cfr. Laudate Deum, n. 5).

Ulteriormente, la riflessione su questi temi ha potuto arricchirsi nel Mese del creato che abbiamo appena concluso (1° settembre - 4 ottobre), con le opportunità di approfondimento che abbiamo accolto in diocesi. Positiva anche, dal punto di vista degli stimoli offerti, la collaborazione avvenuta nella scorsa primavera nell’ambito delle iniziative per la “Giornata della Terra” realizzate dal Comune di Susegana, a cui ho partecipato volentieri: è stato un primo passo – che può essere di esempio per iniziative analoghe anche con altri soggetti –, in cui la collaborazione tra istituzioni pubbliche, associazioni e Chiesa ha testimoniato la bellezza e la fecondità del “camminare insieme”, stile quanto mai necessario per arrivare a dei risultati tangibili e condivisi. 

Oltre un facile ottimismo

Affermare la positività di un cammino che lentamente sta progredendo, non significa avere uno sguardo ingenuo, quasi che non rimangano ancora passi da compiere e priorità da raggiungere. Lo slogan assunto allora dal “Tavolo di dialogo” che affermava la necessità di raggiungere “Grandi mete, con piccoli passi”, ci aiuta a non scambiare le piccole acquisizioni con il raggiungimento di importanti traguardi. Fra questi traguardi, certamente rimane anzitutto quello di un’azione decisa per ridurre l’inquinamento ambientale in agricoltura come in ogni altro ambito, con tutto ciò che consegue rispetto alla necessità di modificare gli stili di vita, spesso segnati da logiche di consumo ben oltre la possibilità che il nostro pianeta ha di rigenerarsi. Similmente, è necessario riconoscere che il modello economico su cui è imperniata la nostra società occidentale è ancora distante da una logica evangelica capace di creare una giusta distribuzione delle ricchezze per superare quella “cultura dello scarto” che tende a ignorare coloro che vivono ai margini della società, mentre invece la massimizzazione dei profitti economici e lo sfruttamento delle risorse rischiano di diventare idoli ai quali subordinare la vita e la dignità delle persone. È ancora papa Francesco che ci ricorda che “la logica del massimo profitto al minimo costo, mascherata di razionalità, progresso e promesse illusorie, rende impossibile qualsiasi sincera preoccupazione per la casa comune e qualsiasi attenzione per la promozione degli scartati della società” (Laudate Deum, n. 31).

Proprio per quanto riguarda la giustizia sociale, vorrei qui lanciare un appello per superare anche solo ogni ombra di possibili prassi di sfruttamento, specialmente in ambito agricolo, a danno dei lavoratori – stagionali e non –, maturando invece una coscienza collettiva che sia attenta ai diritti soprattutto dei più fragili. Vanno infatti contrastati fermamente fenomeni come quelli del “caporalato”, di cui anche nelle nostre terre venete si trovano segnali. È importante vigilare, anche senza dover arrivare a episodi estremi, per evitare che le persone siano vittime di forme mascherate di schiavitù e ricatti, assicurando sempre un salario adeguato e regolare, e garantendo le più elementari condizioni per una vita dignitosa e umana.

Se, quindi, il tema della sostenibilità ambientale e planetaria è e deve essere una delle priorità su cui siamo continuamente chiamati ad un cammino di conversione, tale aspetto della sostenibilità non va mai disgiunto dall’attenzione agli altri temi sociali in cui si riscontrano ugualmente aspetti problematici dal punto di vista etico, che richiedono – come ho richiamato più sopra – un’urgente presa di coscienza e una decisa azione di cambiamento. Il rischio, altrimenti, sarebbe quello di vivere in modo dissociato, perdendo di vista l’intima connessione che sussiste fra il “grido della Terra” e il “grido dei poveri” (cfr. Laudato Si’, n. 49). 

Oltre uno sterile pessimismo

Se queste “grandi mete” rimangono sullo sfondo come obiettivi verso cui camminare con un impegno concreto e deciso, molti altri “piccoli passi” sono una realtà effettiva da riconoscere, per non lasciare che lo scoraggiamento o un senso di inutilità pervada il desiderio di impegno nell’ambito della sostenibilità.

Voglio qui ricordare la nota situazione di Premaor di Miane, in cui la voce dei cittadini che hanno percorso le vie istituzionali ha portato ad alcuni risultati concreti. Al di là del singolo fatto, il risultato è positivo proprio per il riconoscimento simbolico che la tutela della salute delle persone ha potuto ottenere.

Al contempo, desidero evidenziare un’altra realtà positiva che, a mio parere, si sta diffondendo nei nostri territori e che chiamerei “le buone pratiche della porta accanto”. Si tratta di agricoltori sempre più sensibili e attenti al tema della sostenibilità, capaci di creare relazioni di buon vicinato e di mettere in pratica tutti quegli accorgimenti virtuosi che portano a ridurre tanto le forme di ingiustizia sociale, quanto le prassi che incrementano l’inquinamento ambientale. In questo ambito non ho difficoltà a collocare i responsabili dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, che nella coltivazione dei terreni di propria competenza si dimostrano sensibili a questa attenzione.

Allo stesso modo è importante sottolineare la diffusione delle “Comunità Laudato Si’” nel nostro territorio, ossia spazi di confronto, dialogo, approfondimento sul tema della sostenibilità: dopo la prima, sorta a Follina, si sta pensando proprio in questi mesi a una seconda fondazione a Vittorio Veneto. È significativo cioè che oltre a proteste che spesso si concludono con uno sterile innalzamento di toni, stia crescendo una “cultura della cura” e, insieme, una “cura della cultura”, per non rimanere nell’ambito delle semplici opinioni di parte, ma per maturare, grazie a una conoscenza scientifica, filosofica e teologica, posizioni articolate che rendano ragione della complessità e aiutino a superare gli slogan riduttivi a cui spesso le comunicazioni mediatiche sono sottoposte.

Non va dimenticato, poi, lo sforzo che da tempo gli stessi Consorzi di tutela vitivinicoli stanno mettendo in atto per sensibilizzare i propri associati a perseguire metodi meno impattanti dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista dell’impiego della chimica, sia in merito a un più oculato utilizzo delle risorse naturali, sia per la riduzione dell’impronta carbonica.

Proprio nell’ambito di questa sensibilità crescente, va richiamata anche l’imminente costituzione di un “Biodistretto”, promosso dalle Amministrazioni locali, dai Consorzi di Tutela e da tutti i portatori d’interesse dell’area collinare della provincia di Treviso, che porterà a compimento un iter da tempo iniziato: è certamente un segnale positivo che evidenzia ancor più la “grande meta” della coltivazione biologica.

Infine, vorrei evidenziare il positivo legame che si sta intessendo tra alcune realtà produttive – sia in ambito agricolo che in ambito industriale – con la Caritas diocesana, per poter garantire un inserimento lavorativo di persone in condizione di svantaggio o di fragilità. Mi sembra un esempio virtuoso, che traduce in concreto il tentativo di affermare un modello economico che non badi solamente al profitto fine a sé stesso, ma che cerchi di investire utili e risorse nell’ottica di una positiva ricaduta in ambito sociale. 

CAMMINARE INSIEME, CON VERITA', NELLA VIA DEL DIALOGO

Sono sempre più convinto, come già affermavo nel settembre 2021, che sia fondamentale camminare insieme su questi temi. Certamente emergeranno interesse di parte, aspetti di convenienza, talvolta attaccamenti unilaterali alle proprie idee: sappiamo bene che non tutto è così lineare e facile da non incontrare ostacoli e difficoltà. Mi pare importante, tuttavia, riconoscere che “siamo tutti sulla stessa barca” (cfr. Mc 4, 35-41): di fronte all’incertezza – per la salute delle persone e del nostro pianeta anzitutto – abbiamo bisogno di non sentirci gli uni contro gli altri, in una logica che ci contrappone in fazioni e crea nemici. Allo stesso modo, abbiamo bisogno di fare verità per non rivestire di perbenismo un impegno che rischia di restare soltanto formale riguardo alle buone pratiche di sostenibilità. Proprio su questo risuonano forti ed esigenti ancora una volta le parole di papa Francesco, con cui invita a non considerare il tema ecologico e sociale come una questione “solo ambientale, ‘verde’, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici, [… mentre invece] si richiede un coinvolgimento di tutti” (Laudate Deum, n. 58).

In una parola, c’è bisogno di continuare a dialogare, non tanto per cercare dei compromessi comuni, quanto piuttosto per riconoscere in modo condiviso priorità e obiettivi, che stanno sempre un passo più avanti rispetto agli interessi di parte.

A tutti auguro e per tutti prego, perché nessuno si tiri indietro di fronte alla responsabilità delle proprie scelte: solo così non ci sarà più tempo per puntare il dito verso gli altri, ma solo il desiderio di percorrere le strade possibili per custodire la nostra casa comune. E, in questo, riscoprirci fratelli.

+ Corrado Pizziolo

Vescovo di Vittorio Veneto

DIOCESI: il messaggio del vescovo Corrado per la conclusione del mese del creato 2023
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