I novant’anni monsignor Bruno Fava
Compie novant’anni monsignor Bruno Fava, l’arciprete emerito della Cattedrale di Ceneda.
Compie novant’anni monsignor Bruno Fava, l’arciprete emerito della Cattedrale di Ceneda. Nato a Lago, frazione di Revine-Lago, in una famiglia di pescatori il 2 aprile 1924, fu il primogenito dei sette figli di Anna Rizzo e di Enrico, classe 1899 e cieco di guerra (la Grande Guerra del 1915-1918). Il giovanissimo Bruno usciva in barca la sera col babbo a stendere ami e reti e di nuovo al mattino presto per raccogliere il pescato, 8 o 15 chili al giorno, costituito per lo più da tinche, carpe e scardole, che vendevano quotidianamente ad una pescivendola del paese.
Casa Fava era in quegli anni abbonata, unica in paese, al Gazzettino, così il piccolo Bruno poté avere una “finestra” sul mondo che altri coetanei non ebbero. Fece le elementari dalle suore di Lago, dove in quinta maturò la vocazione, cosicché nell’ottobre del 1935 lo troviamo in prima media al Seminario di Ceneda.Ordinato sacerdote in Cattedrale il 22 giugno 1947 dal vescovo Giuseppe Zaffonato, monsignor Bruno fu dapprima cappellano a Vidor, poi in Cattedrale a Ceneda, quindi per 12 anni parroco a Lentiai ed infine arciprete-parroco della Cattedrale per ben 26 anni. In questi anni anche lo straordinario incontro con papa Giovanni Paolo II, venuto a Ceneda il 15 giugno 1985 ad onorare il suo predecessore papa Luciani. Ad 80 anni, nel 2004, passò la mano; della Cattedrale però rimase un prezioso collaboratore parrocchiale.
Monsignor Bruno Fava ebbe fin da giovane la passione per lo sport (era infatti un ottimo nuotatore, per necessità di quand’era pescatore) che diffuse, specialmente l’atletica e il ciclismo, come strumento educativo della gioventù in tutti i luoghi dove ebbe la cura d’anime. Ancora oggi è tra gli organizzatori del “Circuito dell’Assunta” di Ceneda, la gara ciclistica di Ferragosto che egli promosse ben 36 anni fa! Dunque una lunga vita, ma che rischiò di perdere prematuramente, allorché nell’estate 1944 fu rastrellato assieme ad altri giovani di Lago dalle Brigate Nere e dagli Alpini della “Monterosa”, con destinazione i lontani campi di lavoro della Germania.
L’allora studente di Teologia, in visita ai genitori al suo paese, fu fatto scaricare dal camion militare pieno di sventurati solo per l’energico intervento del parroco di Lago don Antonio, che riuscì a dimostrare il suo status di seminarista. Di tutta la gioventù rastrellata quel giorno, soltanto uno ritornerà nel dopoguerra a Lago.
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