BIBANO: Si è spento Giuseppe Da Re, inventore dei Bibanesi
Ammalato da alcuni anni, è morto a casa sua tra le braccia dei suoi cari
Oggi, a 76 anni, è morto Giuseppe ("Bepi") Da Re, fondatore dell'azienda di prodotti di panificazione conosciuti in tutta Italia ma anche nel mondo. Da anni Giuseppe lottava contro la malattia e si è spento a casa sua, in famiglia, amorevolmente accudito fra le braccia dei suoi cari. Domani alle 20, si terrà la veglia in chiesa a Bibano, con la recita del rosario, mentre lunedì alle 15.30 il funerale, sempre nella parrocchiale di Bibano. Lascia la moglie Adriana, i figli Nicola, Francesca e Armando, gli affezionati nipoti, il fratello Luigi, la sorella Noemi e le tante persone amiche con cui ha saputo intrattenere relazioni profonde, tra queste anche Enzo Bianchi, già priore del monastero di Bose.
Giuseppe Da Re è stato un uomo decisamente poliedrico, al contempo imprenditore ed artista, profondamente legato al suo territorio. Suo è il crocefisso bronzeo collocato in prossimità del presbiterio nella chiesa di Bibano. Per ricordarne la figura, pubblichiamo un nostro articolo, a lui dedicato, comparso sulla nostra edizione cartacea del 17 dicembre del 2017, poco dopo la celebrazione dei 30 anni di attività della sua azienda, la Da Re spa, fondata appunto nel 1987.
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Tre stabilimenti produttivi: uno a Bibano e due a Zoppè di San Vendemiano. Quattro milioni di Bibanesi prodotti ogni giorno. Più di cento dipendenti. Trent’anni di attività, recentemente festeggiati attraverso un libro ricco di testimonianze, di immagini e di colori. Sedici diversi tipi di prodotto. Sono solo alcuni dei numeri della Da Re spa, l’azienda famosa in tutta Italia per la produzione di questi originalissimi panetti, i Bibanesi appunto.
Ce ne parla con orgoglio chi li ha inventati, Giuseppe Da Re, fondatore dell’impresa e attualmente amministratore delegato. I figli – Armando, Francesca e Nicola – sono parte integrante dell’azienda, che si presenta così come un’impresa a carattere familiare, tipica del nostro tessuto veneto, ma con alcune caratteristiche di originalità, fortemente volute e perseguite con tenacia da Giuseppe, un uomo “con la vocazione all’impresa – così si definisce – e non al tornaconto”.
La prima cosa da cui partire per parlare della Da Re spa è proprio il Bibanese, cioè il prodotto di panificazione che è nato trent’anni fa da un’intuizione di Giuseppe, costretto da una serie di eventi a reinventare la sua attività di panificatore tradizionale: “Sono i momenti difficili quelli nei quali o vai a fondo o trovi una via”. E Giuseppe, una via, l’ha davvero trovata. Prodotto con materiali di prima qualità (farine scelte e olio d’oliva italiano) e senza additivi chimici, il Bibanese passa attraverso una lentissima lievitazione (dalle 22 alle 36 ore) e nella sua parte finale è lavorato a mano. Questa fase è la cosiddetta “stiratura” e conferisce al Bibanese un tratto di unicità assoluta nella forma ("Non ce n’è uno uguale all’altro!") e nel gusto (la pasta non subisce traumi e dopo la cottura il panetto risulta più leggero). La confezione con barriera d’alluminio e la ridottissima umidità del prodotto consentono ai Bibanesi di conservare inalterate– almeno sino a dodici mesi – le proprie peculiarità di croccantezza e di gusto.
Si tratta quindi di un ottimo prodotto che ha trovato il favore del mercato e che consente alla Da Re spa di avere un buon fatturato e prospettive di ulteriore espansione, anche all’estero. Ma il valore in gioco – ci interrompe Giuseppe – non è tanto quello economico: “I valori – sottolinea Da Re – sono altri”. La cura dell’ambiente – ad esempio – cioè la pulizia e l’attenzione ai particolari (le orchidee collocate all’interno della struttura produttiva conferiscono un tocco di finezza fuori del comune). Cura dell’ambiente è anche la capacità di creare un contesto di relazioni serene all’interno dell’azienda, dove possono trovarsi a proprio agio tutti: dai dipendenti, ai clienti, alle numerose scolaresche che passano in visita…
Un altro valore “strategico” su cui Giuseppe porta la mia attenzione è quello dell’innovazione tecnologica: “Da quando sono amministratore delegato – mi confida – l’utile dell’azienda che mi compete lo reinvesto al 100% nell’innovazione”. Già, innovazione. In questo l’azienda Da Re si differenzia da molte altre del nostro territorio, che non hanno saputo – per vari motivi – reinventarsi e investire nel futuro. “Una innovazione tecnologica – ribadisce Giuseppe – che è ‘nostra’ con tutto il rischio che ciò comporta, perché investiamo e proviamo sulle nostre macchine e sui nostri prodotti. E si fonda su tre certezze: non deve far licenziare nessuno; non deve alterare la qualità del prodotto; deve mettere l’uomo nelle condizioni migliori per lavorare”.
E poi Da Re parla delle “serie speciali”. Potrebbero apparire – e di fatto sono anche questo – delle intelligenti mosse di marketing, ma al tempo stesso sono a vantaggio della creatività dei bambini, dell’arte e delle iniziative di solidarietà. L’intuizione è quella di decorare variamente le confezioni con simpaticissimi personaggi (gli “Allegri Bibanesi”), disegnati da illustratori famosi che rallegrano la vista di grandi e piccini. Ma ci sono anche le “Serie speciali Art”, con capolavori di pittori famosissimi, stampati in concomitanza delle importanti esposizioni curate da Marco Goldin: opere d’arte di autori come Canaletto, Gauguin, Monet, Van Gogh, Renoir. Attraverso le proprie confezioni, i Bibanesi sostengono anche iniziative umanitarie nella consapevolezza che il senso di responsabilità di un’impresa varca i confini del territorio in cui si opera e abbraccia realtà e progetti di crescita e sviluppo per un mondo più umano e più giusto. Sono nati così i Progetti con “Slow Food” di Carlo Petrini e con “Save the Children”, l’organizzazione umanitaria che si impegna in favore dei bambini dei Paesi in via di sviluppo.
L’estro, l’intuito, la creatività, la solidarietà, l’attenzione alla persona, la passione per l’arte – i valori dell’azienda Da Re – trovano una bella sintesi in queste parole di Dario Fo, dedicate personalmente dal premio Nobel a Giuseppe Da Re: “Forse è qui la ragione del perché questo cibo essenziale è ritenuto sacro: dacché il pane è considerato, cotto e donato per ricordare le nostre origini, dove impastare significa mischiarsi l’un l’altro, amarci e congiungersi perché dal calore riesca la nostra vita”.
Alessio Magoga
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