FARE MEMORIA... DEL DONO DELLA VITA
L'editoriale del direttore don Alessio Magoga.
Giornata della memoria, Giornata della vita. È chiaro che si tratta di due giornate molto diverse l’una dall’altra. La prima è indetta dallo Stato italiano, mentre la seconda è appannaggio della Chiesa italiana. La Giornata della memoria intende tenere vivo il ricordo delle vittime e dei deportati nei campi di concentramento nazisti degli anni ’40, affinché tutto questo non si ripeta; la Giornata della vita vuole sensibilizzare i credenti (e non solo) al valore e al significato della vita nascente e al dono della maternità. Eppure, c’è un filo rosso che tiene unite le due giornate e riguarda il senso che vogliamo dare alla vita. I nazisti – con l’aiuto anche dei “nostri” fascisti e soprattutto grazie all’indifferenza di molti – non ebbero alcun rispetto per uomini, donne e bambini, che furono uccisi in modo sistematico nei campi di concentramento. I deportati non erano considerati come delle “persone” ma come dei “pezzi” (Stuck, in tedesco) che potevano essere – come un qualsiasi oggetto – distrutti, fatti a pezzi appunto, nella più totale indifferenza. La Giornata della memoria vuole farci ricordare i crimini e le atrocità commesse nel disprezzo della vita contro soprattutto le minoranze, gli emarginati e i più fragili – come gli ebrei, i rom, i dissidenti politici, i malati di mente, i disabili... –, perché nel presente e nel futuro tutto questo non accada più e la società resista ai colpi di spugna di un certo revisionismo che relativizza o addirittura nega la gravità di quanto accaduto.
L’importanza di questo esercizio di memoria diventa urgente di fronte agli episodi – anche di questi giorni – di recrudescenza antisemita e di intolleranza contro chi viene considerato “diverso”. La Giornata della memoria, allora, è un inno alla vita – a qualunque persona appartenga – chiamata ad essere rispettata, difesa, custodita. “Il virus della discriminazione, dell’odio, della sopraffazione, del razzismo – ha messo in guardia Mattarella, in un illuminato discorso tenuto nella scorsa Giornata della memoria – attiene strettamente ai comportamenti dell’uomo… e debellarlo riguarda il destino stesso del genere umano”. La Giornata della vita, dal canto suo, vuole valorizzare il dono della maternità e della vita nascente. Anche in questo caso è la vita che si intende promuovere e difendere dalle minacce di chi vuole ostacolarla e sopprimerla: la vita dei bambini che vengono al mondo e quella delle loro madri che li accolgono, talvolta in contesti familiari o di coppia molto difficili e ostili. Il vescovo Corrado, invitando le nostre comunità a celebrare con generosità e slancio questa giornata, raccomanda che “l’attenzione e la cura verso la vita nascente non vengano a scemare, ma trovino accoglienza nel cuore di tante persone, pronte a impegnarsi per difendere e promuovere ogni vita che prende forma nel grembo di una mamma, come pure per aiutare le mamme stesse”. Il clima relativistico in cui viviamo, infatti, se non rimaniamo vigilanti “ci porta a considerare normale tutto, anche ciò che va contro il dono della vita e contro la dignità della persona”. Pertanto – conclude il vescovo Pizziolo – è importante rimotivarci su questi valori, assolutamente fondamentali, sui quali si innestano e prendono significato sia la predicazione del Vangelo sia la celebrazione dei sacramenti. E un inno alla vita è certamente la “Casa Mater Dei” di Vittorio Veneto, uno dei più bei monumenti dedicati alla Madre di Dio, che accoglie e custodisce, nella concretezza e nelle fatiche della storia personale di ciascuna, delle giovani donne con in grembo il dono – fragile e bellissimo – della vita.
Alessio Magoga
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