LASCIATECI PROVARE... MA CON RESPONSABILITÀ
L'editoriale di questa settimana.
Lasciateci lavorare. Gli elettori hanno scelto la strada che noi abbiamo proposto. Quella precedente ci ha portato alla situazione attuale. Vi piace? A noi no, per questo vogliamo cambiare. Nel Paese c’è un mugugno generale, anzi grida di dolore di tanta gente a causa della disoccupazione e dei servizi sempre più scarsi e scassati. C’è una povertà che guadagna paurosamente spazi sempre più ampi. C’è anche molta paura per questi nuovi arrivati. Noi abbiamo accolto queste grida ed è per questo che la gente ci ha votato e ora stiamo tentando con tutte le forze e la buona volontà di risanare il Paese. Lasciateci lavorare.
Sono questi i discorsi che i rappresentanti dei due partiti al governo ci vanno ripetendo continuamente. Lo fanno nei confronti di tante voci di allarme, anche autorevoli, che sorgono dall’interno del Paese e nei confronti degli avvertimenti, anzi delle minacce, da parte dei responsabili dell’Unione europea. Assomigliano ai discorsi dei giovani nei confronti della generazione precedente, quando reclamano maggiore libertà di azione e maggiore fiducia. In genere, quelli dei giovani sono discorsi veri e sani, oggi li chiamano “generativi”: fanno avanzare la vita e la storia. Tuttavia, sappiamo che è necessario che la generazione vecchia continui a far sentire la sua voce, segnalando i pericoli e insistendo sul senso di responsabilità, perché non sempre l’impeto dei giovani porta al bene. Così anche il discorso del “lasciateci provare” può essere seducente, ma è necessario che qualcuno segnali i pericoli e richiami al senso di responsabilità.
Il pericolo è portare il Paese sull’orlo del baratro di una crisi economica le cui conseguenze più dolorose si riverseranno, come sempre, sui più deboli. È un pericolo indicato da un segnale ben luminoso: l’enorme e crescente debito pubblico, che grava da anni sul Paese e rende sempre più difficile il perseguimento del benessere comune.
Molta gente soffre, il Paese sembra sempre più arretrare anche rispetto agli altri partner europei e ciò che frena la crescita è questo macigno che dobbiamo portarci dietro e che i governi precedenti non sono riusciti ad eliminare...
La soluzione imposta in questi anni dalla compagine europea è stata ad una voce unica: austerità. «Dovete comprimere le spese e aumentare le imposte per far aumentare le entrate». Ma è proprio questa impietosa austerità che ha causato carenza di servizi e povertà, senza scalfire granché il debito. È chiaro che non si può continuare su questa strada. È suicida una politica che non ascolta la voce del popolo. Lo scopo della politica è questo: dare risposte alle domande che salgono dalla società. Se coloro che hanno in mano il potere non riescono, vadano a casa. È quello che è successo con le ultime elezioni. Ma la politica deve dare le risposte alle domande del popolo con senso di responsabilità, guardando non solo al risultato immediato, ma anche alle conseguenze future. Ai bisogni della generazione presente, ma anche a quelle future. Questa è vera politica.
Ma tenere insieme queste due esigenze – rispondere alle domande della società e mantenere saldo il senso di responsabilità – ora diventa sempre più difficile, anche a causa delle trasformazioni avvenute nella società.
E' questa, a detta di molti, la causa principale della crisi della democrazia nel mondo. Le politiche del passato remoto (anni ’60-’80) sbilanciate sull’ascolto della domanda del popolo hanno creato, non solo nel nostro Paese, ma un po’ ovunque nel mondo, questo grande impaccio del debito pubblico. Le politiche del passato prossimo che hanno puntato al riordino dei conti, hanno creato malessere e povertà.
La sfida per il futuro è creare una politica di equilibrio tra le due esigenze. Solo così si salverà la democrazia. Ne sono consapevoli i nostri partiti di governo? Esaltati dal trionfo elettorale, basato su allettanti promesse alle domande del “popolo”, ci stanno forse trascinando verso un inarrestabile aumento del debito che ci farà precipitare? Ci vorrebbe qualcuno che ponesse efficacemente freno al populismo e rinforzasse efficacemente il senso di responsabilità.
Sarebbe il compito dell’opposizione, ma, ahimè, è formata da vecchi partiti dilaniati da baruffe interne, più preoccupati a sopravvivere di fronte all’avanzata dei nuovi che a esercitare una forza di pressione per arginare le loro pericolose derive. Siamo nelle mani di Dio, direbbero i nostri vecchi di fronte a situazioni umanamente difficili. Sì, è vero, ma siamo anche nelle nostre mani di cittadini liberi che possono essere mani efficaci se prendessimo più freddamente coscienza della situazione e ragionassimo più con la testa e un po’ meno con la pancia.
Don Giampiero Moret
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