Amare i nemici
La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
La prima reazione al comando di Gesù di amare i nemici è che ci comandi una cosa superiore alle forze umane. Come si può amare chi ti rapina? Come può un ragazzo amare il bullo che lo aggredisce senza motivo? Come può una donna amare chi tenta di ucciderla? Come si possono amare i soldati dell’esercito che aggredisce la tua patria? Impossibile. E anche ingiusto, perché così significa far aumentare il male. Ma Gesù introduce il suo comando dicendo: “A voi che mi ascoltate, io dico…”. Non sta parlando agli extraterrestri, parla a noi uomini di questo mondo, a noi credenti che abbiamo deciso di ascoltarlo. Non dobbiamo fermarci alle forme paradossali con cui Gesù si esprime, come porgere l’altra guancia, ecc. È il suo stile ur- L tante per farci reagire di fronte alle cose che diamo per normali, ma che secondo lui non lo sono affatto. Gesù con questo comando intende dire non che bisogna lasciare che il male dilaghi impunemente, ma che l’unica forza che può vincerlo definitivamente è l’amore. La ragione ultima è che Dio è così: “Egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi”.
E se vogliamo migliorare la nostra vita dobbiamo lasciarci penetrare dal suo amore che egli ci dona attraverso il suo Santo Spirito. Come, allora, nel concreto è possibile comportarci come comanda Gesù? Facendo del suo comando l’orientamento da dare alla nostra vita, anche se non sempre è possibile realizzarlo in maniera piena. Ci dà anche una regola pratica molto efficace: “Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”. Certamente dobbiamo astenerci, in ogni caso, dalla vendetta. È un segno di animo cattivo uguale a chi ci fa del male. “Così impara”, dichiara chi si vendica, ma in realtà il malvagio non impara niente perché alla prima occasione ricambierà a sua volta e così il male cresce a dismisura. La vendetta è roba da mafia, un veleno mortale per la vita. Nella prima lettura abbiamo l’esempio di Davide che non si vendica del male ricevuto da Saul e lascia nelle mani di Dio il suo destino.
Ma secondo Gesù nemmeno la difesa è la via per risanare il mondo. È una via a volte necessaria, ma non definitiva e da superare ogni volta che se ne vede la possibilità. Non è alzando muri, mettendo catenacci, munendosi di armi, come anche non è emanando leggi severissime o instaurando un ferreo controllo poliziesco che si migliora la vita. Molti lo pensano e sembra che negli ultimi tempi aumenti la fiducia in questi mezzi. Qualcuno ci guadagna in consenso promettendo di soddisfare questo desiderio. Ma, grazie a Dio, una parte della società sta prendendo coscienza che bisogna battere un’altra strada. Il vero salto di qualità si fa quando si riesce a creare cittadini rispettosi delle leggi e capaci di relazioni amichevoli con tutti, non quando si riesce a punire efficacemente i malvagi. Si incomincia ad amare i nemici quando ci si sforza di cambiare il delinquente, non quando si gode di farlo marcire in carcere; quando ci si impegna a far fiorire il senso civico e il rispetto reciproco, non quando si permettere di farsi giustizia da sé o anche solo di difendersi armi in pugno. Chi ascolta la parola di Gesù sta decisamente dalla parte di chi sceglie questa strada diversa.
Don Gianpietro Moret
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