Il sogno di Gesù
La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 10 settembre - XXIII del tempo ordinario - anno A - terza settimana del Salterio - colore liturgico verde Ez 33, 1. 7-9; Sal 94; Rm 13, 8- 10; Mt 18, 15-20 Ascoltate oggi la voce del Signore
Siamo al capitolo diciottesimo di Matteo, quello che racchiude il discorso sulla comunità. In queste righe ci troviamo di fronte al “sogno di Gesù” e le sue indicazioni per una comunità che vive nel mondo come segno luminoso dell’amore. Il tema è scottante e sempre attuale: la correzione fraterna. Lo stile di fraternità che propone Gesù è stupendo: delicatezza, discrezione, pazienza e gradualità. Di questo atteggiamento di Gesù mi colpisce soprattutto la delicatezza. Se accendo un faro da stadio alle spalle di un fratello che voglio correggere, non farò altro che proiettargli delle ombre distorte; se glielo punto sugli occhi finirò per ac- S cecarlo. Se voglio veramente aiutarlo a capire il suo errore, forse conviene fargli dono di una bella candela e rimanere al suo fianco, così che possa far luce sul suo cammino e non sentirsi solo… Gesù sogna una comunità di fratelli e sorelle che intrecciano rapporti autentici, appassionati e fondati sul vangelo. Non basta condividere qualche ideale o condividere uno spazio geografico per dirsi comunità del Risorto! Gesù dice che: “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Mi affascina moltissimo quello che Gesù ci dice oggi, perché è una promessa per tutti! Gesù infatti non dice: “dove due o tre persone sante”, o “dove due o tre persone perfette”. La sua presenza è offerta a tutti, non è questione di numero o di meriti. L’unica condizione è di essere uniti nel suo nome. Non semplicemente nell’io, non semplicemente nel tu, il Signore sta tra l’io e il tu, nel legame. In principio ad ogni vita, il legame, come nella stessa Trinità. La costruzione del mondo nuovo inizia dai mattoni elementari iotu, dalle relazioni quotidiane. Riguardo ai verbi “legare” e “sciogliere”, erano già presenti nel famoso brano della confessione di Pietro, dove all’Apostolo viene affidato questo compito, questa missione. Noi sappiamo che questo è il fondamento della confessione sacramentale, ma in questo brano il potere di “legare” e “sciogliere” viene dato a tutti i membri della comunità perché tutti i battezzati sono responsabili della salvezza e della conversione del prossimo, né si può soltanto delegare ai ministri ordinati quest’opera di misericordia e di amore. E significa: ciò che avrete legato, riunito attorno a voi, le persone, gli affetti, le speranze, non andrà perduto in eterno; e ciò che avrete sciolto, liberato attorno a voi, energie, vita, audacia, sorrisi, non sarà più dimenticato, lo ritroverete liberato per sempre nella storia della terra e in quella del cielo. Unica storia. Pertanto, l’invito posto ad Ezechiele nella prima lettura, di essere sentinella per la vita altrui nell’indicare il male da evitare, prende piena concretezza nell’invito di Gesù a sentirsi responsabili della conversione e del ritorno al Signore di chi, nel peccato, si è allontanato da Lui. Coraggio allora! Aiutiamoci a camminare in compagnia del Risorto, sosteniamoci nelle fragilità e nelle cadute, teniamo vivo in noi il sogno di Gesù!
Don Piergiorgio Sanson
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