Oltre le porte chiuse
La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.
Domenica 8 aprile - II di Pasqua o della Divina Misericordia - anno B - salmi propri - colore liturgico bianco At 4, 32-35; Sal 117; 1Gv 5, 1-6; Gv 20, 19-31 Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre
Anche nella prima comunità cristiana si fatica a credere al Risorto. La Chiesa è santa e perennemente bisognosa di conversione. Il credente non è che un povero “ateo”, che ogni giorno si sforza di cominciare a credere. La fede è un continuo convertirsi a Dio, un permanente consegnargli il cuore per vivere quotidianamente la fatica di credere, di sperare e di amare. Tommaso sa ricominciare dall’adorazione. L’amore è un miracolo che ha sempre qualcosa da dire e da dare, anche quando tutto pare concluso. L’incredulità di Tommaso ci aiuta a purificare ogni falsa concezione di Dio e a scoprire il volto autentico di Dio che, in Cristo, si è caricato delle piaghe dell’umanità ferita. La misericordia è un tratto disarmante e incredibile del A volto del Dio cristiano: Tommaso si sente amato anche nella sua incertezza e debolezza. Per fare esperienza di Cristo, occorre mettersi in gioco totalmente: non basta il “sentito dire”, l’emozione momentanea, il “provare”… Cristo non prende gusto a nascondersi, ma invita a superarci e a ritrovarlo concreto là dove si temeva che fosse assente. Sa precedere e raggiungere chiunque ed ovunque. La Chiesa ha bisogno di formarsi alla scuola di Tommaso, che si fa di nuovo discepolo. La fede cristiana coinvolge anche il corpo, non solo la mente. Tommaso ha visto il corpo crocifisso e sepolto di Gesù: ora ha bisogno di un incontro diretto con lui, per crederlo vivo. La risurrezione è un fatto storico, che introduce Gesù con la sua umanità, fatta di carne e di spirito, in una dimensione di vita profondamente nuova. Le ferite di quel corpo crocifisso diventano “feritoie” che lasciano trasparire l’amore del Padre, il prezzo dello scontro drammatico con le forze del peccato, la condivisione con le sofferenze dell’uomo. Quelle mani e quegli occhi purificati nel contatto con Cristo potranno accogliere e diffondere la pace, lenire e consolare, costruire la vita buona del Vangelo, trasmettere la gioia ricevuta dal Risorto. Il metodo cristiano è vivere la fede pasquale, non da soli, ma nella comunità cristiana. Il giorno della settimana in cui avvengono le prime due apparizioni agli apostoli è quello dopo il sabato. Gli apostoli sono riuniti insieme. Tutto ciò non può non rimandarci alla dimensione del culto del giorno del Signore, la domenica. È di domenica che il Signore viene, dona lo Spirito, trasmette alla comunità riunita la possibilità della remissione dei peccati e quindi offre la possibilità di essere liberati dalle catene del maligno e dalla paura della morte. È di domenica che la fede matura perché da naturale diventi donata, rivelata e celebrata nel nome del Risorto. Nell’unità coi fratelli si incontra il Vivente. La fede della Chiesa, vissuta nella Chiesa, sostiene il pellegrinaggio del credente. Ostacolo alla fede pasquale sono i tanti pregiudizi contro la Chiesa, soggettivi e superficiali, ma anche a volte motivati dalla vita non santa di tanti battezzati. Dov’è oggi la novità entusiasmante e contagiosa dei primi cristiani? Quante “porte chiuse” il Risorto deve oggi oltrepassare per donare la pace (vita piena e abbondante)! Quante “porte chiuse” lo Spirito deve oltrepassare per rimettere i peccati, nonché per inviare in missione ogni cristiano che si dichiara tale! Anche a ciascuno di noi, come a Tommaso, Cristo oggi dice: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la mano e credi”.
Don Piergiorgio Sanson
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento