Tommaso e il Risorto
La riflessione sul vangelo domenicale.
Domenica 23 aprile - II di Pasqua o della Divina Misericordia - anno A - seconda settimana del Salterio - colore liturgico bianco At 2, 42-47; Sal 117; 1Pt 1, 3-9; Gv 20, 19-31 Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre
E' la sera del giorno di Pasqua. Le donne hanno riportato la notizia sconvolgente dell’angelo, ma i discepoli hanno paura. Stanno blindati nel cenacolo, nascosti, chiusi nella loro incredulità e delusione. Ma in questo rifugio dominato dalla paura si presenta il Signore Risorto. Le porte chiuse non lo fermano, l’incredulità non arresta il desiderio di incontrare i suoi discepoli. Essi temono che il Signore sia arrabbiato con loro, hanno la coscienza sporca, perché sanno di aver abbandonato il loro maestro proprio nel momento più duro. Ma Gesù non porta rancore: annuncia la pace e dona lo Spirito per la remissione dei peccati. Questo incontro è un bellissimo annuncio: le nostre chiusure non fermano il Risorto!
La sua luce entra nelle nostre tenebre, il suo amore è più forte delle nostre paure, la sua presenza riempie la nostra solitudine! Il Risorto va ad incontrare i suoi apostoli proprio nel loro sepolcro, dove si erano rinchiusi, e li invita al cambiamento, al grande passaggio della Pasqua: dalla paura alla gioia, dal sepolcro alla strada, dalla delusione al coraggio. L’evangelista Giovanni ci dice chiaro e tondo che la presenza del Signore Risorto è una certezza che deve sempre accompagnare la vita della comunità cristiana. Non importa quante cadute o fallimenti ti hanno inchiodato alla delusione, Lui c’è! Non importa quanti peccati o tradimenti hai incolonnato nella tua vita, Lui c’è! Questa è la certezza di cui vive il discepolo del Signore Risorto. Tommaso non c’era quella sera e di ritorno dal fortino dei discepoli riceve l’annuncio, che loro, gli apostoli, avevano visto Gesù risorto.
Povero Tommaso… anche lui vuole vedere il Signore, anche lui come gli apostoli e gli altri discepoli vuole vedere il Signore risorto! Forse siamo stati sempre un po’ crudeli con l’apostolo Tommaso… Invece dobbiamo ringraziarlo! Ringraziarlo perché Tommaso è l’anello di congiunzione tra i primi discepoli e noi che facciamo esperienza del Risorto attraverso il loro annuncio, senza averlo visto! Non crede Tommaso, otto giorni dopo, neppure ai dieci apostoli: “Cari confratelli apostoli, non viene da voi la prova di cui io ho bisogno. Io voglio sentire Cristo che tocca Lui la mia vita, Cristo che entra, apre, solleva e traccia strade. Non mi accontento di parole, ho bisogno di sentire Dio, ho bisogno di un Dio sensibile, udibile, visibile; non di un racconto, ma di un avvenimento. Ho bisogno che la sua vita scuota la mia vita, e sentire che è per me, che è mio”.
A Tommaso dobbiamo essere grati per il coraggio di aver espresso il suo dubbio, che ha infine imparato ad aprirsi ad una fiducia incondizionata nel Signore. È vero che Gesù rimprovera, sia pure con dolcezza, Tommaso, ma è per fargli compiere un salto di qualità. Egli dovrà credere anche ai “Testimoni” e ciò varrà in primo luogo per tutti coloro che seguiranno alla prima generazione di cristiani che “ha visto e toccato il Cristo risorto”. Gesù, in fondo, non qualifica come beato Tommaso, che è arrivato finalmente alla fede. È a noi, suoi discepoli di oggi, che riserva questa parola, a noi che della fede vediamo troppe volte solo il lato oscuro, e non la luminosa, rasserenante forza. È per noi che Gesù ha detto: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. Beati noi se sapremo vivere la vita come una danza al ritmo della preghiera di Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”.
Don Piergiorgio Sanson
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