FOLLINA-TARZO: una straordinaria tesina sui muri di separazione
Realizzata da una ragazzina di terza media
Gli studenti di terza media in questo strano anno scolastico si sono dovuti confrontare con una novità assoluta per l’esame di fine ciclo di studi: la sostituzione delle classiche prove scritte e orali con l’elaborazione di una tesina da illustrare online agli insegnanti. I ragazzi dovevano individuare un argomento per poi svilupparlo in più materie. Ne sono usciti lavori di varia qualità. Quello di una ragazzina della 3ª B dell’istituto comprensivo di Follina e Tarzo merita decisamente di essere conosciuto. Non riportiamo il suo nome per sua richiesta, fatta con delicatezza, perché «quel che conta è il tema della tesina». La ricerca ha per titolo “I muri che dividono il mondo”. L’autrice era partita con l’idea di parlare del solo muro di Berlino, stimolata da una visita alla città tedesca nella scorsa estate. Ma riandando ai sentimenti di meraviglia e impressioni durante la visita alla East Side Gallery per quel muro «che una volta divideva amori e famiglie ed ora era lì “innocuo” ricoperto da coloratissimi graffiti disegnati da artisti da tutto il mondo che parlavano di pace, ambiente, libertà, fuga, di diventare umani”, la giovane studentessa ha pensato ad altri muri come quello tra Messico e Stati Uniti. «Ho iniziato quindi a chiedermi perché dopo tutta la sofferenza e i problemi causati dal muro di Berlino sono stati costruiti altri muri e altre recinzioni – racconta –. Il muro di Berlino è stato abbattuto nel 1989 mentre la costruzione del muro del Messico iniziò nel 1990!». G Quindi ha iniziato una ricerca sulle barriere oggi esistenti nel mondo, e ne ha rivenute 78, con una lunghezza quasi pari alla circonferenza della Terra. «Tra questi ci sono muri che escludono, muri che dividono e muri che trattengono. Nella mia tesina ho voluto trattare un po’ queste tipologie di muro. Il muro che divide il Messico e gli Stati Uniti e la barriera dell’Ungheria, che ho trattato per geografia umana, sono esempi di muri che escludono. Si tratta di barriere costruite per regolare i flussi migratori. Le Peace Lines di Belfast e Derry sono un esempio di barriere di separazione, situate in Irlanda del nord, che servivano per dividere le zone di residenza dei cattolici da quelle dei protestanti». Settantotto muri fisici, materiali «ma sempre espressione di muri immateriali come la paura, l’ignoranza, l’egoismo, la rabbia, che spesso si ritrovano nell’essere umano», osserva ancora. «Anche i lager, come Auschwitz con i suoi cancelli, rinchiudevano e facevano soffrire persone innocenti. Anch’essi sono stati la conseguenza della follia e dell’ignoranza dei nazisti. I muri materiali possono essere costruiti in una notte, ma sono frutto di un lungo processo. La Shoah, lo sterminio degli ebrei, è iniziata già negli anni ’30». Nella sua ricerca la giovane revinese ha incrociato un video in cui una signora messicana si diceva felice di riuscire ancora a vedere al di là del confine, perché la barriera era costituita da una griglia di ferro, ma era angosciata dall’idea che la griglia sarebbe stata ben presto sostituita da una parete impenetrabile alla vista: «Il pensiero della signora mi ha ricordato la siepe nell’Infinito di Leopardi, che lo separa dal resto del mondo. Dietro ogni muro ci sono persone che, come Leopardi, viaggiano con l’immaginazione». Questo lavoro lucido e puntuale meriterebbe di essere fatto circolare perché è una prova delle grandi potenzialità dei nostri ragazzi e della scuola. Ed è la prova che la tanto criticata proposta della tesina non è poi così balzana, se ben preparata e motivata dagli insegnanti.
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