
«Sono felice - afferma don Martino Zagonel, amministratore diocesano della diocesi di Vittorio Veneto -. Ho potuto seguire alla televisione quanto è avvenuto in piazza San Pietro in questo tardo pomeriggio. Quasi nessuno si aspettava la fumata bianca dopo la terza votazione dei cardinali. I più ottimisti puntavano sulla quarta. Prima sorpresa e mia considerazione: i cardinali sono uniti, lo Spirito Santo ha operato, la Chiesa dimostra la sua piena vitalità. Lo Spirito di Dio è sorprendente; se assecondato compie cose straordinarie. Esce il nome: Robert Francis Prevost, statunitense! Si chiamerà Leone XIV! Non ne conoscevo il profilo. Ho ascoltato attentamente il suo discorso. Si è presentato insieme sicuro ed emozionato; ha parlato da pastore. Ne ho goduto».
«Leone XIV - continua mons. Zagonel - sembra assommare un insieme di caratteristiche che lo rendono adeguato al difficile compito di papa nel momento storico che viviamo: il compito insieme di consolidare il ricco magistero di Francesco e di dialogare per unire frange di Chiesa tendenzialmente critiche. Si presenta con volto accattivante: sorridente, cordiale e semplice ma insieme sicuro e rassicurante. Comunica con un italiano fluente. È di origine statunitense, e questo lo facilita nel dialogo con la Chiesa cattolica statunitense che sappiamo divisa e con l’amministrazione trumpiana. È stato missionario e vescovo in Perù, conoscendo il mondo dei poveri e la bellezza dell’essere pastore di un popolo semplice e credente: e questo è apparso con tutta evidenza nel saluto rivolto in lingua spagnola alla sua cara diocesi peruviana».
«Nel suo discorso iniziale - conclude don Zagonel -, ha chiaramente confermato la volontà di dare continuità al magistero di Francesco: ha citato esplicitamente il tema della pace, della giustizia, dell’attenzione ai poveri; ha fatto appello ad una Chiesa missionaria e aperta ad accogliere tutti; una Chiesa che cammina insieme, nel segno della vera sinodalità. Per me è un grande evento di Chiesa: lo Spirito agisce, la Chiesa è viva, il mondo può sperare».