«Dato l'evolversi delle vicende che hanno interessato gli ultimi mesi, e che porteranno alla chiusura del sito, a malincuore, si chiude l'esperienza di reLacus. Un ringraziamento di cuore a chi ha creduto e si è speso per il progetto!». Con queste parole, che lasciano trasparire non poca amarezza, Marta Modolo e Lorenzo Fattorel, i curatori del progetto reLacus, hanno comunicato via Facebook che il sito palafitticolo ai laghi di San Giorgio e Santa Maria (Revine Lago e Tarzo), dopo cinque anni di attività, verrà chiuso. Ciò comporterà la copertura degli strati scavati ad oggi e la brusca interruzione di tutte le iniziative che erano state progettate per gli anni a venire.
Che cos’è reLacus. Il progetto, di cui abbiamo già parlato in altre occasioni sulle pagine de L’Azione, venne proposto (e poi anche sostenuto) alle amministrazioni comunali nel 2018, con lo spirito di promuovere questa peculiare realtà, espressione di un’identità culturale collettiva, attraverso attività di indagine, divulgazione e socializzazione, in linea con i principi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, ed in sinergia con differenti attori territoriali. Nel marzo 2019 venne presentato per la prima volta alla “Giornata Mondiale dell'Acqua” celebrata a Tarzo, mentre nell’aprile dello stesso anno le allora amministrazioni comunali firmarono un accordo-quadro di collaborazione, con il fine di accompagnare e far crescere l’iniziativa. Che cosa è stato fatto dal 2019 al 2024.
Dall’estate 2019, per quello che riguarda le attività di ricerca scientifica, sono stati coinvolti vari dipartimenti delle università di Ferrara, Padova, Bologna, Pavia, Milano, l’Iphes di Tarragona ed il Crea di Susegana. Sono state eseguite indagini subacquee, archeogeofisiche e geoarcheologiche, mediante carotaggi manuali.
Per ciò che riguarda gli scavi, si è passati da qualche saggio stratigrafico dell’ampiezza di un paio di metri quadri, sino ad un settore di scavo di circa 70 metri quadrati nel 2023. Sono stati recuperati migliaia di frammenti e sono stati georeferenziati numerosi reperti. Accanto alle ricerche scientifiche, sono state realizzate numerose attività divulgative che hanno coinvolto le comunità del territorio: oltre una ventina gli eventi proposti e numerose le visite guidate - tra queste una con la Cooperativa Sociale “Terra Fertile” di Vittorio Veneto - presso l’area archeologica, durante le attività di scavo. Il centenario dal primo ritrovamento. Durante il 2023, a cento anni dal primo ritrovamento, sono state realizzate una serie di proposte, che sono state finanziate attraverso il programma regionale Grandi Eventi. Sono stati coinvolti bambini e adulti, insistendo sulla necessità di far comprendere le vicende, che hanno caratterizzato questo territorio, ad un ampio pubblico. Grazie alla disponibilità dell’Istituto Flaminio di Vittorio Veneto, alcuni studenti, del Liceo Classico e di Scienze Applicate, hanno potuto svolgere attività di supporto in linea con i “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento” previsti dall’Istituto.
Oltre ad un cospicuo numero di appassionati e curiosi della comunità locale, non hanno fatto mancare la loro vicinanza numerosi rappresentanti delle istituzioni e del terzo settore. Durante il periodo delle ricerche, approfittando della tendostruttura di copertura, ci sono state diverse occasioni divulgative attraverso le visite guidate: i ragazzi del centro estivo organizzato dal Parco Archeologico Didattico del Livelet, quelli della scuola d’arte FavolArte, un gruppo escursionistico di Tarzo, residenti della zona e turisti, solo per citarne alcuni. Grazie alla collaborazione con l’Associazione di volontariato Medi@età di Vittorio Veneto, c’è stato modo di far conoscere qualche pillola di archeologia agli anziani ospiti del Centro Sollievo di Revine-Lago… Inoltre, in collaborazione con il comune di Conegliano, è stata organizzata l’esposizione Pile-Dwelling Life, con una selezione dei reperti più significativi trovati in questi anni, presso il museo civico del castello di Conegliano. Anche nel 2024 sono state realizzate diverse iniziative, volte soprattutto alla presentazione di dati (conferenze, articoli, report...), mentre le attività sul campo si sono interrotte, a causa dell’impossibilità di procedere con lo scavo.
In questi anni sono state tante le realtà locali, le istituzioni e singole persone che hanno avuto fiducia ed hanno contribuito al progetto reLacus, che ora – per volontà di ordine superiore – dovrà interrompersi. Viene da chiedersi perché. Come si spiegano i cinque anni di lavoro, di impegno e di contributi economici, anche da parte di privati, se poi si procede alla chiusura del sito? La comunità locale non ne trarrà giovamento. Il Parco del Livelet, costruito con la volontà di valorizzare il sito di Colmaggiore di Tarzo, e le amministrazioni comunali del territorio cosa ne pensano?