
Non c’è alcun dubbio sul fatto che i modi con cui Trump sta affrontando diversi problemi di carattere nazionale e internazionale ci lasciano interdetti ed esterrefatti. A cominciare dall’endorsement (cioè, l’abbraccio e il sostegno) di carattere spirituale e dall’aurea messianica che gli viene attribuita (non solo dal mondo protestante, da cui Trump proviene, ma anche da una parte significativa dei cattolici americani). Ma si sa che in America, dove il Presidente degli Stati Uniti nel giorno dell’insediamento giura sulla Bibbia, la dimensione religiosa gioca un ruolo rilevante. Potrà indignarci questo uso palesemente strumentale della religione, ma tant’è…
In ogni caso, senza voler sdoganare o giustificare in alcun modo il “trumpismo” che è fonte di grave turbamento, disorientamento e preoccupazione per tutti noi, dobbiamo riconoscere che alcune di quelle che possono apparire delle vere e proprie “sparate” di “The Donald” hanno un collegamento con la verità delle cose. Anche se è difficile da digerire per noi europei… A cominciare dal conflitto russo-ucraino. Ormai è chiaro a tutti che la politica sostenuta per tre anni dall’Occidente (Usa compresi), cioè quella di fornire attrezzatura militare all’esercito ucraino, non porta da nessuna parte. L’Ucraina è in lenta ma costante ritirata, ormai da mesi, su tutti i fronti. Le alternative sono un impegno diretto della Nato in Ucraina per fermare Putin (ma – seriamente – chi di noi sarebbe disposto a farlo?) oppure cercare, finché si è in tempo, una qualche forma di accordo. Trump, con i suoi modi rozzi, ha scelto questa seconda possibilità. C’è solo da sperare che gli riesca.
Un secondo tema che ha spiazzato noi europei è quello del dichiarato disimpegno degli Usa dalla Nato: Trump non vuole più spendere una montagna di soldi per difendere l’Europa. Difficile dargli torto (e soprattutto è quello che molti europei si augurano da tanto). Dal Dopoguerra in poi abbiamo vissuto (sempre noi europei) un’epoca di pace, anche grazie all’ombrello difensivo finanziato prevalentemente dagli Usa. Trump si è stancato – ma con lui anche il suo elettorato – di pagare per noi. In realtà, sulla questione erano intervenuti prima di lui anche Obama e Biden, con toni diversi certo ma con lo stesso intento: ridurre l’impegno economico statunitense per la difesa dell’Europa. È la sveglia per noi europei a cercare una qualche forma di difesa comune: o un esercito europeo o altre forme di collaborazione militare tra Stati europei. Certo, non è e non sarà un compito facile, divisi come siamo, ma potrebbe essere il primo passo verso gli Stati uniti d’Europa ed una configurazione politica dell’Unione europea.
Venendo poi a quelle che appaiono delle insensate sparate propagandistiche trumpiane, come l’annessione della Groenlandia e dello stretto di Panama, a pensarci bene non sono delle assurdità. Il canale di Panama, tra l’altro realizzato dagli Stati Uniti agli inizi del Novecento e da loro gestito fino al 1999, è uno snodo nevralgico del commercio mondiale e (agli occhi degli Usa) non può essere certo lasciato in balia delle mire espansionistiche cinesi; per quanto riguarda la Groenlandia, che proprio in questi giorni è al voto, è nota l’intenzione del Paese di emanciparsi dalla Danimarca (e quindi dalla “lontana” Europa) per costituirsi come stato indipendente: in tal caso, stringere delle forme di collaborazione con gli Usa (per la difesa militare e lo sfruttamento delle risorse minerarie) non sembra affatto una possibilità remota né un’idea campata in aria, ma una prospettiva vantaggiosa per la Groenlandia stessa (oltre che per gli Usa).
Più che indignarci e disprezzare con orrore le “sparate” di Trump (e del suo sodale Musk), noi europei dovremmo fare un profondo “mea culpa” (siamo in quaresima!) e chiederci cosa abbiamo fatto e dove siamo stati in questi ultimi 10-20 anni… tanto da non accorgerci nemmeno della bomba che ci stava esplodendo in casa (l’Ucraina).