TARZO: il Leone Alato per il sesto anniversario del riconoscimento Unesco
L'opera di Marco Martalar per le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene
Alessio Magoga
07/08/2025

Nel sesto anniversario del riconoscimento UNESCO alle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, è stato inaugurato a Tarzo il Leone Alato di Marco Martalar. Realizzata con materiali naturali e di recupero l’opera è simbolo di rinascita e identità.

Lo scorso 5 agosto, per celebrare il sesto anniversario del riconoscimento UNESCO delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, è stata inaugurata a Tarzo una scultura monumentale: il Leone Alato dell'artista Marco Martalar.

L'opera, alta 7 metri e lunga 10, è realizzata con materiali di recupero, tra cui il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia e i tralci di vite delle colline locali. Il leone, simbolo della Serenissima, rappresenta un ponte tra il passato e il futuro, e celebra la resilienza e la rinascita del territorio veneto dopo la tempesta.

L'inaugurazione ha attirato un vasto pubblico e, secondo i commenti delle istituzioni locali e regionali (tra cui il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia), l'opera simboleggia l'identità del territorio e la sua capacità di coniugare storia, arte, natura e sostenibilità. La scultura si inserisce in un progetto di Land Art che valorizza il paesaggio, trasformando un luogo naturale, come il lago di Revine, in uno spazio di arte pubblica. 

"Sono ormai quattro mesi che lavoro qui a Tarzo, tra le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene – dichiara l’artista Marco Martalar -. In questo tempo ho imparato a conoscere il territorio non solo dal punto di vista paesaggistico, ma soprattutto umano. Ogni sera, dopo il lavoro, ho scoperto osterie, agriturismi, piccoli ristoranti, ognuno con la sua identità e i suoi sapori. Un’esperienza che mi ha fatto sentire parte di questa terra. Ma ciò che più mi porto dentro è il rapporto con la comunità: con il passare dei giorni si è creato un legame vero, un senso di amicizia e condivisione. Spero che il mio Leone sappia restituire almeno in parte ciò che io ho ricevuto da questo luogo. Questa scultura nasce come riflessione sulla fragilità della natura, ma anche sulla sua capacità di rigenerarsi. Con i materiali di recupero usati, legno abbattuto dalla tempesta Vaia e tralci di vite delle colline destinati allo scarto, ho voluto raccontare come anche dalla distruzione possa emergere qualcosa di potente, simbolico, vivo. La forza del leone è quella della natura stessa, che nonostante tutto, resiste, si adatta, e continua a generare bellezza".

Qui la mappa con tutti i parcheggi e il luogo ove si trova l'opera d'arte.


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