Butare, Srebrenica, Kosovo e gli altri massacri da non dimenticare
Oggi, 7 aprile, il 28esimo anniversario dell'eccidio in Ruanda
Il 7 aprile 1994, 28 anni fa, fu l’inizio di uno dei più sanguinosi eccidi della storia del ‘900. Per circa 100 giorni in Ruanda vennero massacrate sistematicamente più di 800mila persone prevalentemente di etnia Tutsi, corrispondenti a circa il 20% della popolazione, ma le violenze finirono per coinvolgere anche gli Hutu appartenenti alla maggioranza del paese.
Il giorno prima l’aereo che trasportava il presidente del Ruanda, Juvénal Habyarimana, e il presidente del Burundi, Cyprien Ntaryamira, entrambi di etnia hutu, fu colpito da due razzi quando era in fase di atterraggio a Kigali. Non si salvò nessuno. Poche ore dopo la situazione precipitò: quell’attentato diede infatti inizio al genocidio del Ruanda e ai massacri sanguinosi e indiscriminati che coinvolsero anche il Burundi.
Di quel genocidio ancora si sa poco, a partire da chi fu esattamente a colpire l'aereo, ma anche del ruolo di paesi stranieri come la Francia e delle responsabilità delle Nazioni Unite.
Butare come Bucha. Ruanda come Ucraina. Il saccheggio delle case, lo stupro come arma da guerra, torture fisiche a civili inermi. Scene che si ripetono a decine di migliaia di km, 28 anni dopo, come se la memoria e la storia non avessero valore…
Quello che sta accadendo in Ucraina ricorda dolorosamente i momenti peggiori delle guerre alla fine del secolo scorso.
Purtroppo, la cronaca di questi giorni racconta che quelle non furono le ultime tragedie ad accadere con scempio della dignità umana.
Enrico Vendrame
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