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COVID 19: con la crisi aumenta il rischio violenza sulle donne nei luoghi di lavoro

Elaborazione della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Istat

COVID 19: con la crisi aumenta il rischio violenza sulle donne nei luoghi di lavoro

Gli effetti della pandemia da Covid-19 sull’occupazione femminile - la più colpita in questo 2020 con 470 mila posti di lavoro persi tra giugno 2020 e giugno 2021 – vanno monitorati attentamente anche alla luce del rischio, sempre più attuale, di fenomeni di ricatti, aggressività e sfruttamento, specie negli ambienti di lavoro. I luoghi di lavoro, infatti, rappresentano uno degli ambiti di maggiore rischio per le donne di incorrere in violenze e molestie. A fronte di 8 milioni 816mila (il 43,6%) donne tra i 14 ai 65 anni che nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di violenza sessuale come pedinamenti, esibizionismo, telefonate oscene, molestie verbali e fisiche, o sui social network, il 9,6% le ha subite sul lavoro, indicando tale luogo al quarto posto come rischio, dopo i mezzi pubblici (27,9%), la strada (16,1%), pub, ristoranti, cinema e teatri (13,4%). Molestie fisiche e ricatti a sfondo sessuale sono le forme di aggressività più diffuse nei confronti delle lavoratrici e i dati che emergono confermano la particolare condizione di fragilità che molte donne vivono sul lavoro. Secondo un’elaborazione della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Istat, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2020, 1 milione e mezzo di donne (8,9% delle lavoratrici) ha subito una molestia fisica nel luogo di lavoro, mentre circa 1 milione 173 mila un ricatto a sfondo sessuale (7,5%), per l’assunzione e/o avanzamento in carriera. Un fenomeno, che pur nella mutevolezza delle forme in cui si esprime negli ultimi anni ha registrato dati costanti, particolarmente diffuso al Centro Italia (dove riguarda il 13,5% delle donne nel corso della vita), nei comuni centro delle aree metropolitane (15,1%) e nei comuni di grandi dimensioni con oltre 50mila abitanti (10,2%). Ad esserne vittime soprattutto le giovanissime (il 2,9% per le donne che hanno tra i 15-24 anni; il 3,1% per quelle da 25 a 34 anni; il 3,3% fra le 35-44enni) e le donne più istruite (3,8% fra le laureate). Ed è il silenzio la risposta della donna a tali violenze. Dai dati che emergono dall’indagine, l’80,9% delle donne non parla della violenza subita con nessuno sul posto di lavoro e in pochi casi tali situazioni sono sfociate in denunce alle Forze dell’Ordine. Le motivazioni più frequenti per non denunciare il ricatto subito sono la rinuncia al posto di lavoro (22,4%), la mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine (22,1%), l’essersela cavata da sole o con l’aiuto dei familiari (19,5%) e la paura delle conseguenze per sé e per la propria famiglia (indicata dal 18,3% delle vittime).

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