Gli odiatori da tastiera
Social e campagna elettorale
L'agenda della politica nelle ultime settimane è stata dominata dalla campagna elettorale per le Europee e per le elezioni amministrative. Nelle tornate elettorali a tutti i livelli la comunicazione gioca oggi un ruolo fondamentale e, all’interno di questo contesto, i social sono diventati lo strumento più utilizzato ed il perno delle strategia di molti candidati.
Sui social, e su Facebook in particolare, infatti chi si candida può fare propaganda esprimendo opinioni, facendo annunci, spiegando proposte e il più delle volte, purtroppo, attaccando gli avversari che sui canali digitali diventano dei veri e propri nemici. L’effetto che si crea è un clima ad elevata di tensione che non corre solo sul web.
Quello che si fa sui social non è, però, corretto definirlo un comizio 2.0, perché rispetto a questo format classico della politica i toni sono spesso più aggressivi e attraversano una linea di confine che probabilmente nella realtà non si oserebbe superare. E questo per un motivo semplice dietro ad una tastiera è più semplice e non ci sono regole. L’odio a colpi di click sembra meno pericoloso.
Questa campagna elettorale, però, ha dimostrato il contrario: l’odio non si ferma allo schermo, ma alza il livello dello scontro e si scatena anche nella realtà. Come successo a Paese dove due candidati sono stati minacciati entrambi di morte (Rosella Lorenzetto e Martino De Marchi). Il candidato sindaco di Cimadolmo ha trovato scritte ingiuriose sull’asfalto delle strade cittadine. Un clima di tensione riscontrabile anche nella campagna per le Europee.
Sicuramente un ruolo centrale è stato ricoperto dal Ministro dell’Interno e della Lega Nord, Matteo Salvini, che con circa 24 post al giorno su Facebook ha dominato la scena social con uno schema preciso: l’uno contro tutti. Questa strategia ha, però, ripercussioni molto negative. La narrazione dello scontro e non del confronto infatti si è trasferita dall’online all’offline con manifestazioni di piazza a Firenze e Genova ricche di scontri e di violenza. L’aggressività nei toni del leader del Carroccio è declinata dai suoi fans in Facebook che sono il megafono non solo dei contenuti, ma anche dei toni e dello stile di Salvini.
In sintesi, quindi, queste due diverse campagne elettorali hanno due elementi in comune: da un lato il clima avvelenato e la tensione sui social e dall’altro una violenza che non è solo 2.0, ma che rischia di trovare sfogo anche nella realtà. È evidente, quindi, che è il clima della campagna elettorale ad essere sempre più inquinato non dal confronto, ma dallo scontro. Non dal rispetto, ma dagli odiatori da tastiera. Non dalla spiegazione delle proposte, ma dall’aggressione verbale dell’avversario. Un clima che non è presente solo nei social, ma che esce dal digitale ed anima le piazze, i comizi e rischia di creare un detonatore. È questo un quadro dalle tinte fosche, che ha bisogno di regole e di limiti perché la violenza e la tensione non devono trovare spazio. E questo vale anche per i social. Non è una questione di limitazione della libertà, ma un’assunzione di responsabilità e di rispetto delle persone.
Andrea Altinier
docente Iusve
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