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Il giornale del 12 ottobre. Edizione digitale

Diaconi al servizio della Chiesa.

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Stefano, il primo martire, Filippo, l’annunciatore del Vangelo, e poi Nicanore, Nicola, Parmenas, Procoro, Timone. Parte con loro la storia del diaconato. Siamo agli inizi della storia della Chiesa, subito dopo la Pentecoste. Questi sette “uomini di buona reputazione” – ci raccontano gli Atti degli Apostoli – vennero scelti e consacrati con l’imposizione delle mani dagli apostoli affinché si prendessero cura delle vedove e dei poveri. Dopo di loro vennero tanti altri diaconi.

Ricordiamo solo Lorenzo (festa liturgica il 10 agosto), martirizzato nel 258 a 33 anni bruciato su di una graticola messa sul fuoco ardente. Con il passare dei secoli questa figura di “servitore” (questa la traduzione in italiano di diakonos), che assolveva vari servizi (liturgico, catechetico, assistenziale e amministrativo) ed era strettamente collegata con il vescovo, è andata scomparendo. O, meglio, è rimasta soltanto come “gradino” per arrivare al sacerdozio.

Fino al Concilio Vaticano che la riscoprì sollecitandone il ripristino. Invito raccolto in modo non uniforme dalle conferenze episcopali e dalle singole diocesi: così, oggi, alcune chiese locali hanno molti diaconi permanenti, altre pochi, altre ancora nessuno.

«La nostra diocesi – spiega il vescovo Corrado – è tra quelle che hanno dato ascolto al Concilio. La presenza dei diaconi permanenti è ormai trentennale e ha una sua tradizione».li? .

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