Il giornale del 22 giugno. Edizione digitale
Il sistema. L’inchiesta sul Mose ha smascherato un sistema di illegalità che pervadeva implacabile più settori.
Il fragore della bomba esplosa a Venezia due settimane fa ancora risuona nelle orecchie. Il sistema di corruzione messo in piedi attorno al Mose smascherato dagli inquirenti dopo anni di inchieste ha riportato ai tempi bui di Tangentopoli.
Con l’aggravante, per quanto ci riguarda, che è qui, a due passi da casa nostra. Il problema sta nel fatto che non ci si trova di fronte al corruttore e al politico compiacente oppure alla sua concussione nei riguardi dell’imprenditore che vuole vincere l’appalto. Ma si è scoperto il velo che nascondeva un vero e proprio sistema che coinvolgeva praticamente tutti gli attori delle opere pubbliche (imprenditori, politici, forze dell’ordine) in base al quale i politici si sentivano “onnipotenti” (come dichiarato dalla segretaria dell’ex presidente della Regione Galan), gli imprenditori accettavano di avere “a libro paga” (con emolumenti da far rabbrividire) politici e funzionari, consapevoli che così facendo avrebbero continuato ad incassare le grandi commesse pubbliche e chi doveva controllare “chiudeva un occhio”, o forse anche entrambi.
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