Padrini, ruolo da rivedere. Ma ora bisogna fare presto
Le diocesi in campo con proposte di rinnovamento, mentre continuano le polemiche scatenate dal caso Riina.
Il caso di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss pluri ergastolano, ammesso a fare il padrino di Battesimo alla nipotina, a Corleone - per una serie di equivoci e "nulla osta" forse concessi in modo affrettato - impone di avviare urgentemente il ripensamento di una funzione a cui la fede e la tradizione assegnano grande rilievo.Occorre fare presto, sia perché i percorsi di educazione alla fede dei bambini e dei ragazzi dovrebbero risultare tra le prime preoccupazioni di una comunità, sia perché il rapporto di fiducia con le famiglie non può essere scalfito da situazioni sgradevoli come quella verificatasi appunto tra Veneto e Sicilia.
Ecco perché da almeno un ventennio la Chiesa italiana riflette sulla necessità di attualizzare la funzione del padrino, tra auspici di nuovo impegno e di maggior coinvolgimento dei candidati nei percorsi di formazione - andava in questa direzione per esempio il documento dei vescovi piemontesi del 2004 - e di ridefinizione più profonda della figura di padrini e madrine come indicato negli Orientamenti per l' annuncio e la catechesi in Italia, Incontriamo Gesù( 2014), della Commissione episcopale Cei per la dottrina della fede, l' annuncio e la catechesi. In quel testo si raccomandava si scegliere con grande cura le persone che avrebbero affiancato i genitori nella preparazione del Battesimo e della Cresima, per accompagnarli a riflettere «sull' assunzione di responsabilità connessa con questo ruolo e con la testimonianza di fede». Ma non solo.
Di fronte ai troppi casi di inadeguatezza dei candidati e alle situazioni in cui i parroci non possono fare altro che constatare la distanza tra stili di vita ed esigenze di coerenza, i vescovi ipotizzavano la creazione di due figure distinte, quella dei padrini di cui investire però «operatori pastorali o altre figure significative dei gruppi familiari che operano in parrocchia e conoscono i ragazzi», e quella dei "testimoni del rito sacramentale", indicati dalle famiglie, «che pur non avendo i requisiti richiesti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa». Ipotesi lasciata alla valutazione delle diverse Conferenze episcopali regionali che, a quasi tre anni, stenta ancora a decollare. Prendono corpo invece - come già riferito su Avvenire di mercoledì scorso - decisioni più radicali da parte di singole diocesi.
Il vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, Gianfranco Todisco, ha firmato un decreto con cui ha abolito per tre anni le figure di padrini e madrine per Battesimo e Cresima, avviando allo stesso tempo «un urgente rinnovamento della pastorale». Nel frattempo, la funzione di paternità e di maternità nella fede, in occasione di Battesimi e Cresime, sarà assunta dall' intera comunità. Decisione simile a quella che sta per essere varata dall' arcivescovo di Rossano-Cariati, Giuseppe Satriano. Una scelta che non prevede la cancellazione dei padrini ma punta a privilegiare chi, come educatori e catechisti, ha già avuto un ruolo significativo nel cammino di preparazione.
Luciano Moia
Tratto da Avvenire del 4.02.2017
Le diocesi in campo con proposte di rinnovamento E continuano le polemiche scatenate dal caso Riina - Padrini, un ruolo da rivedere. E senza perdere tempo. Il caso di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss pluri ergastolano, ammesso a fare il padrino di Battesimo alla nipotina, a Corleone - per una serie di equivoci e "nulla osta" forse concessi in modo affrettato - impone di avviare urgentemente il ripensamento di una funzione a cui la fede e la tradizione assegnano grande rilievo. Occorre fare presto, sia perché i percorsi di educazione alla fede dei bambini e dei ragazzi dovrebbero risultare tra le prime preoccupazioni di una comunità, sia perché il rapporto di fiducia con le famiglie non può essere scalfito da situazioni sgradevoli come quella verificatasi appunto tra Veneto e Sicilia. Ecco perché da almeno un ventennio la Chiesa italiana riflette sulla necessità di attualizzare la funzione del padrino, tra auspici di nuovo impegno e di maggior coinvolgimento dei candidati nei percorsi di formazione - andava in questa direzione per esempio il documento dei vescovi piemontesi del 2004 - e di ridefinizione più profonda della figura di padrini e madrine come indicato negli Orientamenti per l' annuncio e la catechesi in Italia, Incontriamo Gesù( 2014), della Commissione episcopale Cei per la dottrina della fede, l' annuncio e la catechesi. In quel testo si raccomandava si scegliere con grande cura le persone che avrebbero affiancato i genitori nella preparazione del Battesimo e della Cresima, per accompagnarli a riflettere «sull' assunzione di responsabilità connessa con questo ruolo e con la testimonianza di fede». Ma non solo. Di fronte ai troppi casi di inadeguatezza dei candidati e alle situazioni in cui i parroci non possono fare altro che constatare la distanza tra stili di vita ed esigenze di coerenza, i vescovi ipotizzavano la creazione di due figure distinte, quella dei padrini di cui investire però «operatori pastorali o altre figure significative dei gruppi familiari che operano in parrocchia e conoscono i ragazzi», e quella dei "testimoni del rito sacramentale", indicati dalle famiglie, «che pur non avendo i requisiti richiesti, esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa». Ipotesi lasciata alla valutazione delle diverse Conferenze episcopali regionali che, a quasi tre anni, stenta ancora a decollare. Prendono corpo invece - come già riferito su Avvenire di mercoledì scorso - decisioni più radicali da parte di singole diocesi. Il vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, Gianfranco Todisco, ha firmato un decreto con cui ha abolito per tre anni le figure di padrini e madrine per Battesimo e Cresima, avviando allo stesso tempo «un urgente rinnovamento della pastorale». Nel frattempo, la funzione di paternità e di maternità nella fede, in occasione di Battesimi e Cresime, sarà assunta dall' intera comunità. Decisione simile a quella che sta per essere varata dall' arcivescovo di Rossano-Cariati, Giuseppe Satriano. Una scelta che non prevede la cancellazione dei padrini ma punta a privilegiare chi, come educatori e catechisti, ha già avuto un ruolo significativo nel cammino di preparazione.
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