Terapie del tumore alla prostata, esperti a convegno
Sabato 22 marzo all’Auditorium della Banca delle Prealpi di Tarzo, ore 8.30.
Quali sono, ad oggi, le migliori terapie per la cura del tumore alla prostata? Questo il tema al centro del convegno su “Tumore maligno della prostata: radicalità oncologica e qualità della vita”. L’evento, organizzato dall’Unità Operativa di Urologia dell’Ulss 7, è in programma sabato 22 marzo all’Auditorium della Banca delle Prealpi di Tarzo: ad aprire i lavori sarà, alle 8.30, il direttore generale, Gian Antonio Dei Tos.
“Da questo primo appuntamento monotematico organizzato sull’argomento nel nostro territorio – sottolinea Salvatore Valerio, primario dell’Unità Operativa di Urologia - mi aspetto un dibattito vivace tra fautori delle vecchie e nuove tecnologie, alla luce sia degli aspetti tecnici che della qualità della vita del paziente. Personalmente ritengo che il robot abbia, in ambito urologico, un suo campo di applicazione ma che non rappresenti il sostituto di tutte le tecniche chirurgiche tradizionali e laparoscopiche: l’evoluzione della tecnologia, in particolare per la laparoscopia e la visione 3D, sono supporti spesso equivalenti all’applicazione del robot". Il tumore della prostata è oramai divenuto il tumore più frequente nel sesso maschile, rappresentando il 20% circa di tutti i tumori. Nei Paesi occidentali, l’incidenza del tumore prostatico, negli ultimi decenni, ha mostrato un costante aumento nel numero di casi. In Italia, parallelamente, è atteso un aumento nei prossimi anni: se nel 2012 il numero di nuovi casi è stato di 36.000, l’incidenza stimata nel 2020 è di 44.000 nuovi casi e di 52.000 nel 2030 (Registro tumori italiano).
Nell’Ulss 7, sulla base dei dati forniti dall’Unità Operativa di Anatomia Patologica, nel 2103 ci sono stati 171 nuovi casi di tumore alla prostata, distribuiti in modo omogeneo su tutto il territorio. “L’Unità Operativa di Urologia - spiega Valerio - ha intensificato l’applicazione di tecniche mini invasive, in particolare l’asportazione della prostata in laparoscopia, che offre al paziente un minor rischio d’incidenza di incontinenza urinaria post operatoria e di disfunzione erettile, conseguenze che spesso rappresentano un limite importante per il paziente che deve considerare l’impatto sia della malattia che delle scelte terapeutiche sulla propria vita lavorativa, relazionale e affettiva”.
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