VENETO: mancano all’appello circa 4 mila infermieri e 1.200 medici
E il fabbisogno è destinato a crescere con case e ospedali di comunità
“Si moltiplicano da ogni parte della regione gli appelli di associazioni e sindacati sulla carenza del personale sanitario. A Verona, Treviso, Padova, i dirigenti delle Ulss promettono di spulciare le graduatorie del personale a tempo determinato per tamponare le assenze aggravate da ferie e nuovi pensionamenti, ma è come svuotare il mare con un bicchiere”.
Lo afferma Anna Maria Bigon (nella foto), consigliera regionale del Partito Democratico.
“In primo luogo – spiega la consigliera - perché già adesso mancano all’appello circa 4 mila infermieri e 1.200 medici. E in secondo luogo, perché la Regione non ha mai programmato il naturale turn-over del personale sanitario, il cui fabbisogno è destinato ad accrescersi ulteriormente con Case e Ospedali di Comunità e con le Centrali operative territoriali, tutti istituti previsti dal Pnrr entro il 2026. Secondo i dati ufficiali, serviranno tra i 1.500 e i 2.200 infermieri; tra gli 800 e il 1.300 operatori socio-sanitari (oss), e alcune centinaia di unità di personale tra assistenti sociali e personale dedicato alla riabilitazione”.
“Anziché porre con decisione la questione politica, la Regione del Veneto continua con una politica di piccolo cabotaggio – continua l’esponente Dem – (Ricordiamo la proposta dei ‘super OSS’ per tamponare la carenza di infermieri?) che, unita al definanziamento della sanità imposto dal nuovo governo Meloni, sta strangolando il servizio sanitario pubblico. Forse regione e governo vogliono risolvere il problema con il taglio dei servizi? No, la soluzione è l'adeguamento degli stipendi dei professionisti della sanità oggi troppo bassi rispetto al ruolo ed alla competenza degli infermieri, le cui mansioni vanno comunque riorganizzate”.
“Adeguare stipendi, aumentare il numero degli accessi ai corsi universitari dando la possibilità di fare formazione anche all'interno delle case di riposo (servizi che hanno un bisogno immenso di personale infermieristico) – chiede Anna Maria Bigon in conclusione -Solo così potremo essere pronti nel 2026 a dare un contenuto concreto agli ospedali e alle case di comunità che in questi mesi si stanno progettando da una punto di vista esclusivamente edilizio”.
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