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Bergoglio pellegrino nella cattedrale di Quito, prega e benedice il "nobile" popolo ecuadoriano

Dal mare di Guayaquil, il Papa torna alle altitudini della capitale. Prima della tappa in cattedrale, si è recato nel "Carondelet" per la visita di cortesia al presidente Correa

Bergoglio pellegrino nella cattedrale di Quito, prega e benedice il "nobile" popolo ecuadoriano

Dal calore di Guayaquil, la “Miami” dell’Ecuador, Francesco passa in poche ore ai ventilati 2800 metri di altitudine di Quito. Prosegue a ritmo serrato la visita del Papa in terra ecuadoriana, prima tappa del lungo e impegnativo viaggio in America Latina. In 50 minuti di volo, il Pontefice fa ritorno nella capitale che ieri aveva solo ‘sfiorato’ con la cerimonia pubblica nell’aeroporto ‘Mariscal Sucre’, accolto dal presidente della Repubblica, Rafael Correa, al potere dal 2007.

Proprio il capo di Stato – fervente cattolico, ex missionario e seminarista - Bergoglio incontra per la visita di cortesia nel Palazzo Presidenziale situato in Plaza de la Indipendencia, nel centro storico di Quito. Il palazzo, sede ufficiale del governo, è meglio noto come “Carondelet”, dal nome del barone che ne ordinò la costruzione della facciata, tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, all’architetto spagnolo Antonio Garcìa.

Il Papa vi giunge intorno alle 18.15, ora locale (circa le 2 di notte a Roma). Il presidente lo attende davanti al portone d’ingresso, dove intanto si sono radunati alcuni fedeli. Il colloquio tra i due avviene in forma privata (i discorsi ufficiali si sono già svolti in aeroporto); al termine, segue lo scambio dei doni, alla presenza del cardinale Segretario di Stato Parolin e del Cancelliere.

Papa Francesco porta in dono a Correa il quadro in mosaico della Madonna con il Bambino, una copia dell’immagine musiva, tipicamente bizantina, venerata nella Cappella del Santissimo Sacramento presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma. Realizzata all’inizio del XIII secolo, probabilmente da maestranze veneziane, la storia dell’effigie si intreccia con quella del Pontefice. Una lapide collocata presso l’altare ricorda infatti che proprio dinanzi a questa icona, il 22 agosto 1541, Sant’Ignazio di Loyola professò i voti religiosi con i primi confratelli, dando inizio all’attività della Compagnia di Gesù da lui stesso fondata.

Un dono prezioso, dunque, che il presidente Correa apprezza e ricambia. Poi presenta i suoi familiari al Papa, il quale, dopo la stretta di mano delle rispettive delegazioni, si affaccia per due volte dal balcone insieme al capo di Stato per salutare i fedeli. Quindi si congeda e si sposta nella Cattedrale di Quito. Vi si reca a piedi vista la vicinanza al “Carondelet”, ma anche per salutare velocemente la folla di fedeli radunata in Plaza Grande. Anche questa, come negli appuntamenti visti finora, una folla ampia, festante, gioiosa di accogliere in casa propria il Successore di Pietro.

Francesco, alle 20.10, ora locale (le 4 a Roma), fa quindi il suo ingresso nella maestosa cattedrale, luogo storico dal ricco patrimonio religioso, politico e artistico, risalente al XVI secolo, che condensa al suo interno elementi architettonici del gotico-mudéjar, del barocco e del neoclassico, come pure i dipinti della celebre Escuela Quiteña, corrente artistica di Quito.

Accolto dal rettore, mentre le campane suonano a festa, il Papa - divincolandosi tra le braccia dei numerosi fedeli che cercano di toccarlo e salutarlo - si sofferma in un breve momento di preghiera davanti al Santissimo. Poi esce sul sagrato per salutare e benedire i presenti che intanto lo acclamano con canti e cori tipo: "Francisco, Francisco, bendice l'Ecuador".

“Dò la benedizione ad onguno di voi - dice a braccio il Pontefice mettendo da parte il discorso preparato -, alle vostre famiglie, a tutti, per questo grande nobile popolo, perché non ci siano differenze, non ci siano esclusioni, perché non ci siano persone che vengono scartate, perché tutti siano fratelli, vengano inclusi e nessuno rimanga fuori da questa grande nazione ecuadoriana. Preghiamo insieme l'Ave Maria".

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